Possiamo guarire dalla… normalità?

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Vi è mai capitato di affrontare uno stress enorme? uno di quei momenti in cui l’ansia ti assale e non hai nemmeno voglia di alzarti dal letto al mattino? A me è successo ed è stato durissimo affrontarlo. Decisi di raccontare tutto al mio medico che mi suggerì di parlare con un esperto di salute mentale. Appena sentii quelle due parole, salute e mentale, ammutolii e provai un senso di vergogna. Pensavo ho una famiglia amorevole, amici che mi sostengono, ma non avevo minimamente pensato di parlarne con qualcuno di loro del mio malessere. Poi la rigida realtà dei nostri giorni mi scoraggiava, pensavo mi sarei sentito rispondere “la gente ha problemi seri, fiò, vedi di riprenderti!”. Noi Maschi Siciliani non parliamo delle nostre emozioni, noi siculi affrontiamo i problemi, non perdiamo tempo con quelle strane malattie come la depressione, il disturbo dell’umore, il deficit di attenzione, l’iperattività. Sono cresciuto nella provincia siciliana dove se usi il termine “mentale” a molti viene in mente un pazzo, sporco e malconcio che vaga nudo per la città; un uomo che tutti conoscono e da cui tua mamma ti mette in guardia dicendo “Quello è impazzito per la droga, lo vedi che fine fanno i drogati? se ti droghi finisci come lui!”. Ammalatevi di polmonite e vostra madre correrà a sirene spiegate all’ospedale più vicino, sbucciatevi un ginocchio e tutti verranno in vostro soccorso, ma non provate a dire che siete depressi perché solo l’anziana del quartiere verrà in vostro soccorso e scaccerà il malocchio e le streghe che vi hanno colpito con strani rimedi esoterici. Nell’immaginario collettivo infatti la malattia mentale è qualcosa di indefinito, vittima della cultura e delle credenze popolari, qualcosa che si presta ad interpretazioni sommarie e soggettive. Secondo l’OMS invece la salute mentale riguarda la capacità di affrontare i fattori della vita che causano stress. Lavorare, vivere e contribuire alla vita della comunità. La salute mentale riguarda il nostro lato emotivo, psicologico e sociale. Dai dati dell’OMS sappiamo che il 75% delle malattie mentali sono rilevate nei paesi poveri, gli stessi che investono pochissime risorse per l’assistenza e le cure delle malattie mentali. Noi Siciliani spesso trattiamo la salute mentale con distacco, ignoranza, senso di colpa e paura. Se chiedessi ai miei concittadini qual è la causa dei problemi mentali, il 50% risponderebbe sicuramente l’uso di droghe, l’alcool o l’ira di qualche demone. L’altra metà (per fortuna), riconoscerebbe altre cause come la genetica, l’ambiente in cui si vive, una delusione lavorativa o d’amore, la perdita di un familiare. Alcuni anni fa ad un mio amico, brillante e affascinante studente universitario, è stata diagnosticata la schizofrenia. Quando si è saputo i nostri amici tra risatine e sussurri, commentavano dicendo “hai sentito che è diventato pazzo?” e poi una serie di insensate e disgustose frasi dispregiative sulla sua condizione. Nessuno avrebbe detto le stesse cose se il nostro amico si fosse ammalato di cancro, di malaria o di qualche sconosciuta malattia. Fu allora che mi appassionai all’argomento. Approfondendo il tema all’Università con professori e studenti, mi accorsi di quanto fosse faticoso parlarne, soprattutto se questi temi ti condizionano. La paura di passare per pazzi, di essere isolati, fa sì che molti non riescono a parlarne con nessuno. Dobbiamo invece convincerci che i nostri problemi mentali non intaccano la nostra forza o la nostra virilità e che la salute mentale è importante quanto quella fisica. La salute mentale è complessa, richiede la gestione di problematiche multidimensionali e l’integrazione di approcci sociali, psicologici e sanitari. I problemi di salute mentale sono oggi curabili e gestibili con opportuni interventi anche sui determinanti sociali connessi alla malattia stessa, come l’esclusione, l’emarginazione, lo scarso inserimento sociale. Cosa possiamo fare oggi per affrontare la malattia mentale? Diffondere la scienza e sfatare miti consolidati, introducendo con la salute mentale una nuova visione della natura umana, che probabilmente diventerà sempre più influente con il passare del tempo. Avere un approccio meno rigido alla “vergogna”, parlare con i vostri amici, familiari. Parlare con il vostro medico, essere vulnerabili, accessibili. Trovare la fiducia negli altri per non essere soli nelle difficoltà. La storia della sofferenza mentale è stata quella degli esclusi, degli emarginati, rifiutati, negati fino agli anni Settanta, periodo in cui venne introdotta la Legge 180. Il merito è dello psichiatra veneto Franco Basaglia e del grande fermento culturale e sociale di quegli anni. L’effetto della Legge Basaglia fu chiudere i manicomi-lager in cui per anni vennero segregati non solo persone con malattia mentale, ma anche disabili ed anziani, omosessuali e “deviati”; e ribadire la centralità dell’individuo inteso come persona e dei suoi diritti. Viviamo in una era ipertecnologica e avanzata e non possiamo ancora considerare la malattia mentale come uno stigma. Essere onesti nel dire come ci sentiamo non ci rende deboli ma umani, quindi la prossima volta che sentite parlare di “mentale”, non pensate ad un pazzo… pensate a me!