Ho conosciuto Tiziana presso la scuola Lambruschini di Palermo. Ho visto un suo disegno nelle mani di un bambino e sono rimasto incantato. Dentro il mio cuore ho pensato che il primo libro da dedicare ai bambini, incontrati nella mia vita l’avrebbe illustrato lei senza se e senza ma. Così è stato per La vita è un alfabeto, una illustrazione per ogni lettera dell’alfabeto. Il libro ha riscosso grande attenzione della stampa e del pubblico dei bambini e non solo. Tiziana è certamente una delle pittrici del nostro tempo che affascina gli occhi ed il cuore con le sue opere. Nelle sue tele è protagonista l’umanità contemporanea, vittima e carnefice delle criticità dei giorni nostri. Ne raffigura la forza e le fragilità, lo fa attraverso simboli, corpi e volti di donne e uomini, raccontando attraverso la sua tavolozza, con metodo, sentimento ed eleganza una moltitudine di emozioni e di storie. Con queste parole Annalisa Maugeri presenta Tiziana Viola-Massa un’artista affermata, una poetessa del disegno…
Delle sue opere il critico d’arte Luigi Polillo scrive nell’articolo Visioni Estetiche su Pittura e dintorni:
“ L’artista, nella sua ultima produzione, lavora sulla frammentazione della figura e sul tema giocoso dell’ altalena come simbolo di nascita, di crescita e di stasi… Un’analisi sul rapporto tra arte e simbolo, diviene essenziale per la lettura e per l’interpretazione della sua opera, ricca di fascino e di sacralità…L’altalena, rappresenta per lei, il senso della vita tra alti e bassi, perché il cullare di un’altalena, ci riporta allo stato primordiale del cullare di un grembo materno…Non si può non rimanere colpiti dai segni fondamentali espressi dall’artista: una glorificazione data dall’oro dai gesti e dalle fisionomie, forme primordiali che instaurano una relazione gestuale inscritta alle origini del pensiero evolutivo della sua ricerca artistica nella tradizione ascetica orientale, ossia il Kintsugi giapponese, dove in questo caso sono ferite umane, ferite intese come fragilità dell’essere umano, ad essere assemblate dando un nuovo ordinamento estetico al ricordo giocoso infantile che l’artista porta dentro di sé”.
-Questa è la mia terza intervista a Tiziana. Puoi raccontare al pubblico che ti segue con affetto e stima la prima volta che hai preso in mano il pennello?
Ho iniziato a dipingere da ragazzina. Ho sempre disegnato, fin da bambina. Amavo disegnare e costruire personaggi di carta con degli abiti intercambiabili e le mie primissime operette erano dei ritratti di personaggi famosi. Poi ho iniziato a dipingere nature morte con la pittura ad olio. Ero una bambina molto timida ma dalle mille idee (non che adesso sia diventata una grande belva da palcoscenico…ma le tante idee devo dire alcune le ho realizzate), ricordo che stavo molto tempo a disegnare. Amavo disegnare vestiti e costumi di scena, mi piaceva inventare storie e personaggi nuovi da cartone animato. Ero vivace con l’argento vivo addosso per le mille cose che avevo in testa, tuttavia preferivo realizzarle da sola, probabilmente una mia forma di insicurezza verso gli altri coetanei.
-Che cos’è la luce in un disegno?
Luce e ombra sono le due facce della stessa medaglia, il nostro io positivo e quello negativo. Nasciamo dal buio, la luce ci plasma e ci fa apparire nella nostra veste migliore. Ecco la luce nel disegno è questo, grazie ad essa e alla sua direzione tutto può cambiare. È bellissimo pensare come qualcosa di invisibile come la luce riesca a rendere visibile qualsiasi cosa. La luce e l’ombra nell’arte sono state sempre fondamentali, non esiste ricerca artistica che non sia passata dallo sperimentare della luce. Il chiaroscuro per noi pittori è il nostro primo amore che via via ci ha portati verso la ricerca di una luce fatta di sintesi.
-Leggo le biografie dei grandi pittori del passato e scopro spesso tormenti, lotte, amori, viaggi e storie bellissime talvolta dolorose?
Si, la vita di ogni artista determina la propria tavolozza, mai il contrario. Noi dipingiamo ciò che siamo. Ogni artista ha una storia da raccontare, gioie tormenti e dolori. Sicuramente la visceralità dell’artista dipende molto dal suo vissuto. Ci sono tantissimi pittori molto bravi legati più solo ad un concetto di bellezza estetica, poi ci sono gli artisti che tutti noi abbiamo studiato che hanno messo nella loro arte il proprio tormento e dolore. Certo in un’epoca in cui la società ti vuole cool, trendy, alla moda, pieno di follower, vincente in assoluto…a chi importa più il tormento di un artista? A me importa, del vissuto delle persone. Mi interessa il contenuto della gente che ritraggo, quello che si cela dietro un comportamento, un gesto, una postura. Credo che non bisogna avere vissuto per forza una vita dolorosa per essere artisti, non dico certo questo, ma penso che bisogna aver vissuto con empatia il dolore e le gioie degli altri, devi aver attinto da ogni tua esperienza e assorbito come una spugna tutto ciò che ti deve permettere di tramutare in colore ciò che hai visto e vissuto anche attraverso gli altri, che sia un meraviglioso paesaggio o un autoritratto o un ritratto. L’importante, è essere te stesso, attraverso strumenti che con la massima qualità ti permettano di esprimerti e se posso aggiungere un pensiero, mai perdere di vista la contemporaneità ed il momento storico in cui un artista vive. Non sforzarti di dipingere come la moda e la tendenza del momento ti vuole, dipingi il tuo sentire nei confronti del mondo che stai vivendo, sarai sicuramente più veritiero. Per esempio ho vissuto mesi fa la perdita di una persona a me molto molto cara e sto vivendo da cargiver l’iter che i malati a noi più cari compiono nella loro lotta per la vita, questo, con tutto il dolore iniziale mi ha spinto a elaborare delle opere che potessero veicolare la forza della lotta per la sopravvivenza. Credo che un’artista raggiunga il suo obiettivo quando l’interlocutore si interroga su un punto di domanda o su quell’ emozione che l’opera gli ha suscitato.
-A parte la formazione accademica in pittura, ti sei specializzata in Arte Sacra Contemporanea, ricevendo anche una menzione speciale per la ricerca svolta in questo biennio: puoi raccontare questo corso di laurea in Accademia?
È stata un’esperienza fantastica, ricca di spunti teologici. Le lezioni si svolgevano in concomitanza con l’Accademia di Belle arti di Palermo e con la facoltà di Teologia. All’inizio è stata dura perché tutti pensavano che eravamo quelli che descrivevano l’Antico Testamento o il Vangelo tipo santini …ed invece nulla di più lontano. Questo corso di laurea ti dava gli strumenti e la conoscenza per interpretare il Sacro, ed Il Sacro lo puoi trovare in tutto ciò che ti circonda. È stato meraviglioso. Da lì poi sono iniziate le commissioni importanti e le rassegne di Arte Sacra.
-Cos’è l’arte, come si può definire?
Necessità, trasporto, protesta, bellezza, armonia, voglia di raccontare ciò che non sempre riusciamo a vedere, l’invisibile. L’arte è quella porta segreta verso un mondo che non è reale. Quello di dipingere, è il mio lavoro insieme all’insegnamento della pittura e del disegno da tanti anni ormai, per me è una vera e propria necessità, l’habitat in cui riesco ad ossigenarmi da determinati grigiori…Vivo la pittura come vivo la mia casa, è un po’ il mio involucro di protezione.
-Ci sono ricchi che hanno le case piene di dipinti ed allarmi, ma non amano la vita. Come si spiega tutto ciò?
Esiste gente che ha la casa piena di quadri e non ama la vita….mi chiedo come sia possibile! Come si fa a non amare la vita se ami l’arte e la cultura? Sicuramente è gente che vive velocemente e distrattamente la propria quotidianità ed acquista opere senza capirne il significato. A casa ho opere di altri artisti, a volte scambi d’autore, e se avessi spazio e soldi vorrei avere i grandi maestri, i miei Maestri. Una casa dove c’è musica, arte e libri è già una casa ricca. Ecco perché con i miei figli sorridiamo spesso, perché a casa nostra si respira musica ed arte in continuazione. Viviamo ancora di sogni e speranze…
-C’è qualcosa che accomuna tutti i pittori del mondo?
La necessità di essere compresi, la voglia di esporre al mondo il tuo modo di percepire le cose. Penso che in questo momento dovrebbe accomunare più il senso di condivisione e comunità, trovo invece tanto individualismo e tanto egoismo. Sono allergica alle autocelebrazioni e alla mancanza di umiltà, proprio non tollero chi ha una esagerata considerazione di se stesso tanto da non voler conoscere ciò che gira intorno a lui.
-E’ così difficile fare un ritratto?
Dipende….a realizzare un ritratto è capace la maggior parte dei pittori, rubare l’anima di chi viene ritratto è veramente difficile, cogliere in pochi tratti la sua personalità, il suo essere. Per me fare un ritratto significa riconoscere in quel momento la sintesi della personalità di chi ritrai, ovviamente con la tecnica hai gli strumenti giusti per arrivare a questa sintesi al meglio.
-Cosa pensi di Giotto e Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Cosa hanno in comune questi grandi pittori?
Entrambi seppur vissuti in epoche diverse rappresentarono un punto di rottura con la tradizione pittorica che li aveva preceduti. Giotto fu il primo a stravolgere il concetto della tradizione bizantina fatta di oro ed astrazione, fatta di figure fisse recuperando il contatto con la natura e con la realtà. Caravaggio cala i suoi protagonisti nel concetto più profondo e al tempo stesso reale dell’umanità. Quando osservi dal vivo un Caravaggio (ricordo la Vocazione di San Matteo, la Madonna dei Pellegrini a Roma, e la Decollazione del Battista a La Valletta di cui son rimasta impressionata), riesci a sentire quasi l’odore della loro pelle, del loro sudore. Uno venne riconosciuto fin da subito nella sua grandezza, l’altro dovette fare i conti con una vita travagliata che lo portò ai margini della vita.
-Se potessi avere una macchina del tempo in quale studio di artista del passato ti trasporteresti?
Mi trasporterei in tantissimi studi caro Maurizio, in primis, nello studio di Marc Chagall. Lo adoro perché sapeva dipingere acrobati, uomini e donne che presi da un sentimento riuscivano quasi a volare, dipingeva questa sensazione-visione del sogno e del volo, che mi proietta in qualcosa di così misterioso ma al tempo stesso semplice che va oltre ciò che vediamo. Dipingeva l’invisibilità dei sentimenti…Meraviglioso grande Chagall.
–Gli uomini visti da Tiziana…raccontaci se li hai ritratti e come.
Ho realizzato anni fa un intero ciclo di opere dedicate allo studio degli uomini. Ho cercato di comprenderli meglio attraverso la pittura. Ed ho colto il loro aspetto più fragile, probabilmente il mio essere madre mi porta a scorgerne non la forza ma i lati più deboli. Mi piace metterli a nudo da tutti gli stereotipi a cui siamo abituati. Questa mostra dal titolo “ Men” ha avuto un discreto successo ed un bellissimo catalogo. Mi sono molto divertita a “ spogliarli” e a coglierne più l’animo.
-Riesci a conciliare il tuo ruolo di insegnante con quello di artista? Dicono che sei molto esigente con i tuoi allievi, è vero?
Si riesco benissimo a conciliare perché faccio arte nello stesso modo con cui insegno, con vera passione. Mi piace dare la mia conoscenza e mi piace ricevere empatia da trasformare in nuova pittura per le mie opere. Se sono severa? Forse un po’ , ma solo perché non amo le improvvisazioni. Prediligo lo studio della tecnica e della storia dell’arte. Sono tanto autocritica con me stessa anche dopo tanti anni, come lo sono con gli allievi. Ma lo faccio per spronare a non fermarsi mai e a cercare di dare il massimo finché si può. Questo è un insegnamento che cerco di trasmettere anche ai miei figli.
-Che progetti hai per il futuro?
Di certo continuerò a dividermi tra pittura ed illustrazione attraverso le mie mostre e i libri in uscita in cui saranno presenti dei miei disegni, spero di portare a termine anche una mostra di Arte Sacra in cui sarò coinvolta, è molto impegnativa ma ne vale la pena.
Biografia
Tiziana Viola in arte Viola-Massa nasce a Palermo nel 1978, si laurea all’ Acc. BB arti di Palermo in pittura nel 2004 ed Arte Sacra Contemporanea nel 2006. Ha all’attivo molte personali e collettive nonché presenze in diverse collezioni pubbliche come quella monumentale nella Chiesa di San Gabriele Arcangelo di Palermo. Espone in tante collettive in Italia e all’estero ed a personali spesso legate a tematiche sociali. Ultime personali “Fibre di Piombo ” con Giovanna Fileccia a cura di Margherita Musso, Galleria Almareni; (PA)”Vetrine d’artista – gigantografie dell’artista” Bisso Bistrot a cura di Emanuele Pistola, (PA) “Involucri” a cura di Angela La Ciura, Museo Sociale Danisinni (PA). Tra le sue ultime collettive “La strada” a cura di Gianna Panicola a Marsala, Convento del Carmine, “Vizi capitali” Studio 71 di Palermo, “La Grande Bellezza” a cura di Silvia Rossi, Obernberg, Austria. Nel 2017 ha vinto il premio di pittura Francesco Carbone Experimenta. Ha illustrato il libro di successo ” La vita è un alfabeto” di G.M.Piscopo , ed. Navarra.