Due sonde di fabbricazione americana sono state posizionate ieri mattina dai sommozzatori della sezione subacquea della Lega Navale di Sciacca e dall’èquipe dell’INGV di Catania sul cocuzzolo dell’isola Ferdinandea per monitorare, nel secondo tentativo in 7 anni, con un apposito progetto, l’area sottomarina dell’isola vulcanica del Canale di Sicilia, a circa 26 miglia dal porto di Sciacca, dove si registrano anche di recente fumarole e scosse di terremoto che potrebbero far pensare ad un’attività vulcanica, talvolta in quiescenza e talvolta con il trasporto a riva di pomice nera, di un’isoletta che non c’è più, essendo emersa nel 1831 ed essendo sprofondata sott’acqua nel giro di pochi mesi.
Sul cocuzzolo dell’isola, introno ai 9 metri sotto il pelo dell’acqua, i sommozzatori Mimmo Macaluso, Vito Gambino, Frank D’Angelo e Bruno Lanzafame, hanno posizionato in due grotticelle del costone due battenti d’acqua, due misuratori di temperatura, a 17 e 24 metri di profondità, sonde che verranno recuperate nel prossimo luglio per studiarne i dati registrati in tutte le stagioni dell’anno. Le sonde sono state portate a Sciacca dall’equipe dell’INGV di Catania, Gianni Lanzafame, Giuseppe Falzone e Marco Neri e sono state immerse in acqua nell’area marina di Ferdinandea, localizzata a 37°, 10, 166 Nord e a 012°, 43, 156 Est.
I primi due dirigenti catanesi erano stati già sull’isola Ferdinandea nel 2006 quando hanno posizionato altre due sonde che sono state prelevate dopo 8 mesi per studiarne i dati, di cui è stata realizzata una pubblicazione scientifica che fa la storia del primo monitoraggio. Oggi sono state calate in acqua due cassette con le sonde, più moderne, con i fori in ceramica, e anche più costose, provenienti dagli Usa, per fare dei controlli incrociati. Una terza sonda è stata donata al museo del mare di Sciacca, nelle mani di Gaspare Falautano. Grazie ai dati registrati, ogni 15 minuti, i tecnici vogliono capire se Ferdinandea è in quiescenza o ha possibilità di potere eruttare.
E’ stato possibile posizionare le sonde grazie all’intervento fattivo del Circo Mare di Sciacca che ha messo a disposizione la motovedetta della Guardia Costiera CP 2093 il cui equipaggio era composto ieri mattina dal maresciallo Gaetano Impiduglia e dai sottocapi Domenico Rocca e Marco Serio. Hanno collaborato attivamente il Club Subacqueo di Secagrande Ribera e la Lega Navale di Sciacca diretta da Aldo Rossi.
Mimmo Macaluso: “Non si può trivellare per il petrolio in un’area instabile e a rischio”. Gianni Lanzafame: “Oggi Ferdinandea si sta abbassando di qualche millimetro e ciò dimostra, con espansione e regressione, che il vulcano è attivo”.