Legambiente Sicilia denuncia che le dighe siciliane sono in esercizio con forti limitazioni e incomplete

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Oltre la metà delle dighe siciliane sono oggi in esercizio con forti limitazioni per l’invasamento dell’acqua di fiumi e torrenti, in un periodo in cui le piogge sono state rare e quando tutto il territorio siciliano con agricoltura e popolazioni sono state interessate da una persistente siccità. La denuncia è di Legambiente Sicilia che ha preso in considerazione una quarantina di invasi presenti in ogni angolo dell’isola. L’associazione ambientalista elenca una tabella, aggiornata alla data di ieri, con la quale fa il punto sullo stato delle dighe.

Saltano subito all’occhio la situazione degli invasi siciliani che sono in esercizio e che presentano limitazioni. E’ il caso dell’Arancio, del Castello, dell’Ogliastro-Don Sturzo, del Gorgo, di Lentini, di Licodia Eubea, di Nicoletti, di Piana degli Albanesi, di Pozzillo, di Rubino e di Villa Rosa-Ferrara dove in linea di massima esistono problemi di sicurezza delle strutture o di interramento dei bacini per i quali si sarebbe dovuto intervenire da anni.

Colpisce la tipologia di “Fuori servizio” per le dighe di Comunelli, di Cuba, di Gibbesi e più di recente la Trinità di cui è occupata la stampa nazionale. La situazione risulta decisamente paradossale quando oggi si parla di finanziamenti per studi di fattibilità di nuovi invasi da realizzare sui fiumi, contrariamente ad alcune dighe in costruzione con lavori sospesi come sulla Cannamasca di San Giovanni Gemini e sul Blufi alle pendici delle Madonie palermitane incompleto da decenni. Figurano con lo stato sotto la voce “sperimentale” le dighe di Cimia, del Furore, del Garcia-Francese. Di Rosamarina, di Rossella, dello Scanzano e dello Scianguana.

Le dighe prese in esame da Legambiente sono classificate con scopi prevalenti ad uso irriguo, potabile, industriale ed idroelettrico. La Regione Siciliana, invece, mensilmente si occupa dell’immagazzinamento dell’acqua in 30 invasi sparsi sul territorio isolano. Il prossimo rilevamento, relativo al 31 gennaio scorso (ieri), sarà pubblicato alla fine della prima settimana di questo mese di febbraio.

Un dato positivo, rispetto ai mesi scorsi, emerso dalla tabella del dipartimento regionale dell’Autorità di Bacino alla data del 1° gennaio di quest’anno, riguarda l’aumento dell’acqua nelle 30 dighe isolane che complessivamente era di poco superiore ai 200 milioni di meri cubi. Un mese prima a tutto dicembre 2024 era di 174 milioni con un aumento di 26 milioni di metri cubi dovuto alle precipitazioni atmosferiche cadute tra novembre e dicembre scorsi.

Una situazione paradossale si verifica nell’Agrigento, nel bacino imbrifero del fiume Verdura, a Ribera. dove non vi sono grossi sbarramenti per invasare l’acqua che se ne va a mare in un’annata di media piovosità fino a 50 milioni di metri cubi del tutto inutilizzati. I danni agricoli e potabili sono limitati oggi dal trasferimento dell’acqua dalla traversa di Gammauta, per caduta, alla diga Castello di Bivona.