Ritratti: ricercatrici/scienziati del nostro tempo Maurizio Piscopo incontra Loreta Angela Muscarella.

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Al Palazzo del poeta di Rosa di Stefano, nell’ultimo incontro dell’anno, nella rassegna Un tè con l’autore all’interno della presentazione del libro, Donne di Sicilia dello scrittore Santi Gnoffo ho avuto il piacere di incontrare la giovane Loreta Angela Muscarella, una vera rivelazione. Sono rimasto affascinato dalla preparazione, dalla tenacia, dalla sensibilità e dalla storia di questa ragazza, un vero esempio per i giovani del nostro tempo. Desidero far conoscere questo viaggio letterario e culturale ai lettori di Ripost e al pubblico che mi segue con affetto. Tra le passioni di Loreta c’è la cucina, soprattutto quella tradizionale siciliana, la quale viene continuata anche nei Paesi Bassi dove vive, e la cosmesi. Nel suo tempo libero oltre alla famiglia si dedica a scoprire nuovi posti e tradizioni. Loreta ama molto viaggiare per il mondo è una delle sue attività predilette. I libri preferiti sono tre: Le affinitá elettive (Goethe), Cime Tempestose (Emily Bronte) e Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, mentre il film che ha visto recentemente è La mia Prediletta, ispirato alla tragica storia di cronaca del caso Fritzl. Ma andiamo a conoscerla da vicino..

-Quando nasce la tua passione per la scienza, la letteratura e la matematica?

Il mio primo ricordo risale a quando avevo circa 8 anni. Ricordo chiaramente che uno dei miei passatempi preferiti consisteva nell’immaginarmi come una maestra, impartendo lezioni immaginarie di letteratura, scienza e matematica ai miei studenti immaginari. Ogni pomeriggio, da mia nonna, dopo aver completato i compiti, tenevo vere e proprie lezioni! Da quel momento, il mio interesse per la conoscenza è cresciuto costantemente, e lo studio (e l’apprendimento) sono diventati una delle mie passioni più profonde. Si potrebbe dire che la mia passione per il sapere ha avuto origine dal momento in cui ho potuto finalmente leggere e comprendere il mondo che mi circondava.

-Quando avviene la scoperta della chimica nella tua vita?

La scoperta della chimica avviene molto tardi, durante il penultimo anno di liceo. In modo sorprendente, ho trovato la chimica incredibilmente accessibile, quasi come se ci fosse una connessione speciale che la rendeva più chiara rispetto ad altre discipline scientifiche. Nonostante ciò, sono rimasta indecisa riguardo al mio percorso universitario fino all’ultimo momento, oscillando tra fisica, chimica e informatica. Alla fine, ho seguito un’abitudine che avrebbe poi caratterizzato molte decisioni cruciali nella mia vita. In un giorno qualunque, il mio sesto senso mi suggerì che quella era la strada giusta, e ho scelto di ascoltarlo. Non riesco a spiegare completamente quella sensazione, ma ero fermamente convinta di stare intraprendendo la direzione giusta. Ogni volta che avverto quella sensazione, intuisco istintivamente quale debba essere il mio percorso e lo seguo fino in fondo.

-Come hai vissuto gli anni dell’università della Sapienza di Roma?

Gli anni trascorsi all’Università La Sapienza di Roma sono stati straordinari e indelebili. Roma, ancor più di quanto lo siano attualmente i Paesi Bassi, dove risiedo, rappresenta per me una sorta di seconda casa. Durante quel periodo ho vissuto una crescita significativa, ho accumulato molte esperienze sia personali che professionali, rendendo quegli anni tra i più formativi dal punto di vista personale. Presso La Sapienza, ho avuto l’opportunità di accumulare preziose esperienze professionali, ad esempio lavorare come assistente di laboratorio per corsi triennali e magistrali. Questa esperienza ha ulteriormente evidenziato il mio profondo interesse per l’istruzione e la condivisione della conoscenza con i giovani studenti. È stato qui che ho rafforzato il mio desiderio di insegnare all’università. Ho costruito legami umani significativi, e molti dei miei amici continuano a vivere lì; mi piace tornarci ogni volta che ne ho l’occasione. È proprio a Roma che ho incontrato mio marito, il che aggiunge un ulteriore motivo per apprezzare profondamente questa città e gli anni trascorsi lì.

-Mi racconti come sei finita ad Amsterdam, è successo dopo un progetto Erasmus?

La mia relatrice triennale e magistrale, la Prof. Ilaria Fratoddi, ha sempre avuto a cuore la mobilitá all’estero degli studenti e si impegna costantemente per promuovere questi scambi tra atenei. È stata proprio lei a suggerirmi di partecipare al programma Erasmus e vivere un’esperienza di studio all’estero. Dopo aver conseguito la laurea magistrale, ho deciso di proseguire con un dottorato, una fase cruciale per intraprendere la carriera accademica. Tra le diverse istituzioni a cui ho inviato la mia candidatura, ho scelto AMOLF, un centro di ricerca olandese equiparabile al nostro Centro Nazionale delle Ricerche (CNR). Durante il mio progetto Erasmus, AMOLF mi aveva impressionato per il suo impatto nella ricerca e per le avanzate infrastrutture a disposizione dei ricercatori. Dopo aver inviato la mia candidatura, sono stata contattata pochi giorni dopo dal professore che sarebbe diventato il mio supervisore. Un colloquio di 5 ore presso AMOLF è seguito, e in pochi giorni sono stata assunta. Al momento della candidatura, non ero ancora laureata magistrale. Avrei completato il mio percorso di studi solo tre mesi più tardi e subito dopo mi sarei trasferita ad Amsterdam.

-Come va la ricerca in Italia e negli altri paesi europei?

La questione della ricerca scientifica è delicata. Nonostante l’ampio consenso sul fatto che il progresso derivi dalla ricerca scientifica, non tutti i paesi europei investono in questa direzione. In Italia, esistono numerosi gruppi di ricerca altamente competenti, con ricercatori e docenti che superano la media europea nelle loro competenze. Gli italiani sono molto apprezzati all’estero per la solidità del loro background e la loro creatività. Tuttavia, in Italia gli investimenti nella ricerca sono limitati, e ciò ha portato all’emigrazione di molti professionisti qualificati. Dottorandi, post-doc e persino docenti vengono retribuiti meno di quanto dovrebbero (posizionandoci agli ultimi posti nelle classifiche europee, con numeri inferiori alla media). Questo scoraggia i giovani dal perseguire una carriera nella ricerca. Gli investimenti nelle infrastrutture sono scarsi, rendendo il nostro paese poco attraente per i ricercatori stranieri e limitando l’esposizione alle innovazioni. Si sa che il progresso nasce dalla collaborazione di menti, e senza nuove idee e competenze, la ricerca rischia di stagnare e declinare. Questa situazione contrasta con quanto avviene in altri paesi europei che prioritizzano gli investimenti nella ricerca, nelle infrastrutture e nel progresso. Un esempio è l’Olanda, una nazione poco più grande della Sicilia, ma con una notevole concentrazione di industrie chimiche, centri di ricerca e infrastrutture impressionanti. Hanno compreso che investire nella ricerca porta benefici economici al paese.

-Perché il lavoro dei ricercatori in Italia e degli insegnanti è poco valutato?

I finanziamenti pubblici destinati all’istruzione e alla ricerca risultano essere limitati, incidendo sulla qualità delle strutture, delle attrezzature e sulla retribuzione del personale. Questa limitazione contribuisce negativamente alla percezione del valore del lavoro svolto. Attualmente, la professione del ricercatore in Italia è associata a una condizione precaria, rendendola progressivamente meno attraente nel corso degli anni. Una situazione analoga si verifica nell’insegnamento, specialmente nelle scuole medie e superiori, dove ogni anno numerosi insegnanti precari lottano per ottenere maggiore stabilità e costruire un futuro più sicuro. Sebbene il lavoro del docente universitario sia percepito in modo più favorevole, raggiungerlo risulta estremamente difficile.

-Cosa si intende per energie rinnovabili e cosa sono le perovskiti?

Le energie rinnovabili sono fonti di energia provenienti da risorse naturali che sono praticamente inesauribili e che non contribuiscono in modo significativo all’inquinamento dell’ambiente. Queste fonti includono l’energia solare, eolica, idrica e geotermica. Sono chiamate “rinnovabili” perché si rigenerano naturalmente nel tempo e non si esauriscono come le fonti di energia non rinnovabili, come il carbone o il petrolio. Le perovskiti, invece, sono materiali che hanno recentemente attirato molta attenzione nel campo delle celle solari. In termini più semplici, puoi pensarle come piccole “ingredienti” utilizzati nelle celle solari per catturare la luce solare e convertirla in elettricità. Le perovskiti sono state studiate perché sono efficienti nel trasformare la luce solare in energia elettrica. In sintesi, le energie rinnovabili sono fonti di energia sostenibili e inesauribili, come il sole e il vento. Le perovskiti sono materiali utilizzati nelle celle solari per sfruttare in modo efficiente l’energia solare e produrre elettricità in modo pulito.

-Cosa sono le celle solari?

Le celle solari sono dispositivi progettati per catturare l’energia proveniente dalla luce del sole e convertirla in elettricità utilizzabile. Questi strumenti sono come piccoli “generatori” che possono aiutare a produrre energia pulita e sostenibile. Immagina una cella solare come una piccola fabbrichetta che lavora grazie alla luce del sole. Questa “fabbrichetta” è composta da strati sottili di materiali speciali che reagiscono quando la luce solare li colpisce. Il materiale principale (ad esempio il silicio o le perovskiti) cattura questa luce e fa scattare una sorta di reazione a catena. Durante questa reazione, gli elettroni (piccole particelle che formano l’elettricità) si mettono in movimento, creando una corrente elettrica. Questa corrente può quindi essere utilizzata per alimentare lampadine, caricatori di telefoni cellulari o qualsiasi altra cosa che richieda elettricità. Le celle solari sono spesso raggruppate insieme in pannelli solari più grandi che puoi vedere su tetti di edifici o in aree aperte.

-Come si vive in Olanda, cosa ti manca della Sicilia?

In Olanda, la vita scorre serenamente, ogni cosa è al suo posto. Il lavoro è gratificante, ogni dettaglio funziona perfettamente: le strade sono impeccabili, i mezzi pubblici puntuali. Tutto sembra completo, eppure, nulla riesce a colmare il vuoto della Sicilia. Mi mancano i colori vivaci, gli odori avvolgenti, i gusti autentici della cucina e le emozioni che solo la mia terra sa regalare. Manca il calore, la presenza della famiglia, il sole, il mare, e la natura. Persino le montagne, che in Olanda sono assenti. Sono quegli elementi che ci rendono umani, che ci fanno vibrare di emozioni profonde, e che, nonostante tutto il benessere materiale, riescono a suscitare malinconia per la mia terra.

-Mi spieghi come avviene il matrimonio con la scienza?

In Olanda, la cerimonia di dottorato è un momento speciale durante il quale una persona che ha completato con successo il proprio dottorato di ricerca viene ufficialmente riconosciuta e festeggiata. La struttura di questa cerimonia ricorda un vero e proprio matrimonio, durante il quale il laureato pronuncia persino un impegno a rispettare il codice etico e a essere fedele alla scienza. Durante l’evento, la commissione di valutazione indossa toga e cappello, e la cerimonia si conclude con un segretario vestito con abiti tradizionali dell’Ottocento che annuncia “Hora est!” (È ora!). Questo segnala il momento di inizio della proclamazione.

-Che cos’è la tenure- track che in Italia non c’è?

La “tenure-track” è un periodo di prova presso un’università che può condurre a un contratto a tempo indeterminato. Durante questo percorso, il professore assistente riceve finanziamenti per l’assunzione di personale e la creazione di laboratori. Si impegna a raggiungere obiettivi specifici, tra cui l’eccellenza nell’insegnamento e la pubblicazione di ricerche di qualità. Dopo una valutazione regolare, l’università decide se conferire un contratto a tempo indeterminato. Questo sistema, competitivo, offre stabilità e spesso conduce alla carriera di professore associato. In Italia, sebbene si stia cercando di introdurre la “tenure-track”, molti ricercatori hanno contratti temporanei fino a vincere un concorso per diventare professore associato.

-Puoi descrivermi una tua giornata in Olanda?

Le mie giornate lavorative sono estremamente dinamiche. Nel contesto universitario, dedico il mio tempo all’insegnamento, al supporto degli studenti coinvolti in programmi di dottorato o tirocini presso il nostro dipartimento. Inoltre, sono impegnata in numerose riunioni con collaboratori provenienti da altre istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale, e mi occupo della stesura di proposte di finanziamento per nuovi progetti. Ogni giorno è diverso dall’altro e non ci si annoia mai.

-Come si risolve il problema dell’inquinamento negli spazi chiusi?

L’inquinamento degli spazi chiusi si riferisce alla presenza di sostanze chimiche nocive nell’aria all’interno di edifici o ambienti chiusi. Queste sostanze possono provenire da varie fonti, come prodotti chimici, fumo di sigaretta, gas di scarico, vernici, pulitori per la casa e persino da alcuni materiali da costruzione. Questo tipo di inquinamento può causare problemi respiratori, irritazioni agli occhi, mal di testa e altri disturbi. Nel corso del 2023, il mio progetto è stato selezionato tra i ventisei progetti finanziati da uno dei programma nazionali di finanziamento della ricerca olandese (https://www.nwo.nl/en/news/twenty-six-groundbreaking-research-projects-launched-open-competition-domain-science-xs-0). L’obiettivo del mio progetto era lo sviluppo di materiali innovativi capaci di trasformare sostanze nocive, presenti ma invisibili nelle nostre case e nei nostri uffici, in sostanze inoffensive, come ad esempio l’acqua.

-Sogni sempre di insegnare in una università italiana?

Certamente. Nonostante attualmente ricopra una posizione simile presso l’Università di Amsterdam, sono convinta del valore che potrei apportare all’Italia. Vorrei condividere le esperienze maturate all’estero e mettere a disposizione non solo le mie competenze accademiche, ma anche quelle in ambito di project management e networking. Sono motivata a contribuire attivamente alla crescita del settore accademico e della ricerca scientifica nel mio paese d’origine, influenzando positivamente la formazione delle generazioni future. Il tema della formazione delle future generazioni di scienziati è particolarmente importante per me.

-Quanto è importante l’uso della parola nel mondo in cui viviamo?

L’uso delle parole è di importanza cruciale nel nostro mondo, rappresentando un mezzo essenziale per la trasmissione e l’avanzamento di innovazione e conoscenza. Le parole fungono non solo da veicolo per concetti e idee, ma costituiscono il fondamento attraverso cui la scienza e l’innovazione sono comunicate e comprese. In ambito scientifico, la chiarezza espressiva è essenziale per comunicare in modo efficace nuove scoperte, teorie e concetti complessi, garantendo la precisione delle informazioni e evitando fraintendimenti all’interno della comunità scientifica. Oltre a questo, il potere ispiratorio e motivazionale delle parole è significativo nel suscitare la passione per la scienza e nell’incoraggiare le nuove generazioni di ricercatori. La comunicazione basata sulle parole svolge un ruolo cruciale nel collegare diverse discipline scientifiche e nel trasferire conoscenze fondamentali per affrontare le sfide contemporanee. Pertanto, l’uso delle parole non è solo importante, ma rappresenta il fulcro su cui si basa la diffusione dell’innovazione e della conoscenza.

-Umberto Eco ha scritto questa frase:-“Il libro appartiene a quella generazione di strumenti che una volta inventati, non possono essere più migliorati, come la forbice, il martello, il coltello, il cucchiaio, la bicicletta”…

Questa frase mi piace molto e la condivido a pieno. Nonostante le continue innovazioni e la rapida circolazione delle informazioni attraverso nuove tecnologie, il libro rimane un veicolo unico per trasmettere emozioni e connettersi con la sfera emotiva degli individui. Mentre la scienza spesso si basa sulla razionalità e sulla precisione dei dati, il libro offre un’esperienza più intima e immersiva, ed è per questo che non sente la necessità di migliorie. Le emozioni sono senza tempo, ed è forse per questo che riusciamo ad innamorarci di storie e personaggi dell’antica Grecia o dell’Ottocento. Il libro diventa un mezzo insostituibile per esplorare e comprendere la complessità delle emozioni umane e della cultura, offrendo una connessione più profonda e personale con il materiale, a differenza di molte altre forme di comunicazione digitale.

-Jorge Luis Borges afferma che non è stato Dio a creare il mondo, ma sono i libri ad averlo creato…

Interpreto la frase di Borges come un elogio alla creatività e alla potenza trasformativa delle storie custodite nei libri, che modellano il nostro modo di concepire e interpretare il mondo circostante. Il potere dei libri nel plasmare la nostra comprensione del mondo, influenzando cultura, idee e prospettive individuali, è straordinario. L’umanità, attraverso la creazione e la condivisione di racconti, miti e conoscenze racchiusi nei libri, ha giocato un ruolo significativo nella formazione della nostra percezione della realtà e di ciò che va oltre la realtà materiale.

-Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Professionalmente, intendo ampliare il mio gruppo di ricerca, reclutando nuovi dottorandi e ricercatori postdoc, e dedicarmi alla ricerca di materiali con impatti positivi nella società. Tuttavia, il mio obiettivo a lungo termine è contribuire a un progresso più ampio, andando oltre l’insegnamento e la supervisione di giovani ricercatori. Ambisco a promuovere la crescita e l’istruzione delle future generazioni, lavorando per garantire infrastrutture che favoriscano la ricerca avanzata e trattenendo i talenti locali nel campo scientifico. Chissà che questo progetto a lungo termine non possa proprio mettere radici a Palermo!

Biografia

Loreta Angela Muscarella, nasce a Palermo il 15 Gennaio 1994. Chimica-fisica di formazione, è attualmente “assistant professor” presso la Vrije Universiteit (VU) di Amsterdam. Laureata in chimica-fisica presso La Sapienza – Universitá di Roma con 110/110 e lode, prosegue i suoi studi presso AMOLF, centro di ricerca olandese, dove in collaborazione con l’Universitá di Groningen ottiene il dottorato in fisica. Dopo un breve postdoc presso l’Universitá di Utrecht e un’esperienza lavorativa come consulente per finanziamenti europei e nazionali per le industrie chimiche, inizia il suo percorso come “assistant professor” presso la Vrije Universiteit di Amsterdam dove il suo gruppo si occupa di studiare come le variazioni strutturali di materiali si riflettano nelle proprietà ottiche. Nel 2023, la sua tesi di dottorato viene premiata con la menzione d’onore del prestigioso Premio Christiaan Huygens, ottiene un fondo per illustri scienziate donne (Distinguished Women Scientists Fund) da parte della fondazione LNHV, e ottiene un finanziamento nazionale da NWO per sviluppare materiali che contrastino l’inquinamento degli ambienti interni (uffici, case). E’ stata membro organizzatore di importanti conferenze e simposi internazionali come MAT-SUS promossa da nanoGe ed è attualmente membro organizzatore della prossima conferenza SPIE Optics + Photonics, conferenza annuale per l’industria dell’ottica e della fotonica, che si svolge ogni agosto a San Diego, in California. Nella sua carriera ha presentato la propria ricerca come contributo orale in piú di 16 conferenze internazionali (HOPV, MRS, nanoGe Fall & Spring) e come poster ad oltre 10 conferenze internazionali. Loreta ha svolto il ruolo di revisore per oltre dieci giornali specializzati in chimica e fisica ad alto impatto tra cui ACS Nano, The Journal of Physical Chemistry Letters, ACS Applied Materials& Interfaces, Chem, Chemistry of Materials.