Agrigento è una città unica al mondo. E’ la città del mistero, ha un colore speciale per il teatro e per il cinema. Luci, artigiani sogni, suoni, gente di colore fanno di questo luogo il crocevia del mondo. Sono in via Atenea in compagnia del fotografo-scrittore Salvatore Indelicato, (ideatore di questa intervista), che mi guida alla scoperta dei misteri e dei segreti poco conosciuti della più bella città dei mortali. All’improvviso svoltiamo per una stradina in salita e ci troviamo nella bottega dei fratelli Iacono. Come ogni lunedì nel negozio ci sono molte persone che hanno tra le mani orologi e gioielli. Il signor Roberto ci dice gentilmente di tornare il giorno dopo che c’è anche il fratello. Alle 9,30 in punto con Salvatore Indelicato e la sua inseparabile macchina fotografica Nikon D5300 ci troviamo nel negozio orafo e orologiaio, memoria storica di questa città in compagnia dei due fratelli Calogero e Roberto. Ad Agrigento ancora sopravvive qualche laboratorio orafo. Calogero Iacono ha finito il militare ed ha aperto questo laboratorio. Una bella storia nata nel 1978 e che continua nei nostri giorni.
Inizio a porre una prima domanda a Calogero.
-Quando inizia la sua attività?
E’ iniziata nel 1978.
-Sempre qui in via Porcello?
Qua vicino, per nove anni un po’ più sotto e gli altri anni sempre qui, in via Porcello 22.
-E’ vero che qui la gente continua a portare orologi di valore perché si fidavano della vostra professionalità e della vostra fiducia?
Si, c’è un rapporto quasi affettivo consolidato negli anni.
-In che cosa consiste il lavoro di restauro in oreficeria?
Più che altro per il restauro esterno, da orafo restauravo l’esterno andando a riprendere le macchie e le piccole ossidature che si creavano nel tempo. Con un’attrezzatura particolare riuscivo a togliere queste impurità, queste macchie che si creavano all’esterno dell’orologio.
-Da chi ha appreso questo mestiere?
Ho imparato questo mestiere dal signor Luparello, un vecchio orafo che da Palermo è venuto qui ad Agrigento.
-E’ ancora vivo il signor Luparello?.
Si, ancora in vita. Dal signor Luparello ho imparato tantissime cose, i cosiddetti trucchi del mestiere che in questo campo sono veramente tanti e sarebbe troppo lungo elencarli!
-Gli orologi di una volta rispetto a quelli di oggi sono un’altra cosa… Che cosa si rompeva in quegli orologi?
Come meccanica di orologi non sono un gran competente, visto che sono un orafo, ma posso rispondere affermando che nella maggior parte degli orologi si rompeva l’asse bilanciere. Bastava prendere un piccolo urto e l’asse bilanciere era il primo a rompersi.
-Quali erano le marche di orologi che circolavano ad Agrigento negli anni passati?
Allora andavano tantissimo lo Zenit, il Longines, il Lanco, l’Omega, il Bulova. Queste erano le marche del tempo dei classici orologi meccanici.
-In questo negozio ho trovato un’infinità di orologi e molti strumenti, come mai?
Noi siamo appassionati di oggetti antichi, quelli che lei vede sono un’esposizione di orologi meccanici. Li teniamo esposti per mostrarli al pubblico, è una passione della nostra vita un momento della storia di questa città e non solo…
-C’è un futuro per gli orafi e gli orologiai?
Attualmente siamo in una situazione molto critica, da noi al sud non ci sono scuole, la scuola è fondamentale per indirizzare i ragazzi verso queste professioni. Al sud siamo messi maluccio, al nord so che ci sono tante scuole. Da noi questo mestiere si va a perdere, è veramente limitato il numero di orologiai e orafi.
-Oro e donne. Che rapporto ha con i gioielli?
Con i gioielli ho avuto un rapporto molto bello, di creatività. I gioielli sono la mia passione, da quando sono in pensione, mi rimane un ricordo molto bello, principalmente avere a che fare con l’eleganza delle donne, che sono molto vanitose, curano la bellezza in ogni suo dettaglio. Una signora non va a teatro, se prima non passa dal parrucchiere e se non ha i gioielli giusti. Uno scrittore mi ha raccontato che i ladri aspettavano le signore dietro al Teatro Biondo per impossessarsi delle collane e degli anelli. Quelle furbe, invece, indossavano falsi gioielli di imitazione che sembravano veri, soprattutto nelle città più pericolose è una confidenza che mi hanno fatto molte signore. Mettevano i solitari al posto del diamante, lo zircone, la fubolite che sono molto simili al diamante. Il diamante è il diamante e la pietra è l’elite del gioiello.
-Ma è vero che quando una donna si lasciava con uomo, non metteva gli stessi gioielli per non ricordare il passato e li cambiava?
Qualche caso si è verificato, Ricordo ancora una bella e capricciosissima signora che mi ha detto testualmente: “Io questo anello non lo voglio più lo fonda e me ne faccia un altro, non voglio aver più ricordi di quello lì.” Pochissime donne sono venute con queste intenzioni.
-Che vita può avere un vecchio orologio, quanti anni può durare?
Secondo me è eterno. Soprattutto l’orologio meccanico se viene trattato bene, può durare per una vita. Non ci sono limiti!
-L’orologio rappresenta la misura del tempo ma è anche la misura della nostra vita Nel momento in cui moriamo le lancette del nostro orologio si fermano per sempre. Ha mai riflettuto su questo aspetto che l’orologio e la vita hanno in comune?
L’orologio fa parte dei nostri sogni, nella sua storia c’è tutta la storia dell’umanità!
-E’ vero che in Sicilia si fabbricavano orologi per i castelli? E gli altri orologi sono stati mai fabbricati in Sicilia?
-Onestamente non sono informato. Sapevo che nel catanese c’era una ditta che costruiva orologi da polso.
-Come trascorre la giornata nel suo negozio? Che tipo di clientela incontra, a che ora vengono, con quali pretese vengono quali consigli danno quando consegnano un orologio, dicono per esempio “mi l’havi aggiustari bonu, o non dicono niente”…
Ci sono persone delicatissime e sono la maggioranza, esigono senza chiedere la massima precisione. Bisogna stare attenti a non fare graffiatura, l’orologio si deve trattare con attenzione, un minimo errore crea sicuramente qualche problema!
-Se lei dovesse regalare un orologio quale regalerebbe?
-Innanzitutto sceglierei un orologio meccanico. Per la marca c’è una varietà di scelta…
-Cosa pensa degli orologi svizzeri così decantati come la precisione del mondo. Una pubblicità fa vedere un orologio che viene lanciato da un aereo e arriva a terra intero. E poi questi orologi sono molto costosi?
In Svizzera sono sempre stati il numero uno come costruzione di orologi meccanici, non posso che confermare la bellezza e la qualità!
-In che cosa consiste il suo lavoro di orafo-artigiano?
Nella mia attività oltre a creare piccoli gioielli, realizzo delle modifiche, questa è la mia vera passione, la mia specialità nel modificare e risolvere un problema su un gioiello.
-Quale strumentazione usa nel suo delicatissimo lavoro?
All’antica si faceva tutto manualmente, oggi utilizzo i raggi laser, i computer, ci sono tante altre attrezzature d’avanguardia. In genere utilizzo un pò tutto, l’antico e il moderno che ci viene incontro.
-Chi sono i suoi clienti? Ci sono persone semplici, importanti, artisti signore dell’alta società…
Nel nostro campo incontriamo di tutto, dalla persona comune, alla persona sfiziosa, a quella più capricciosa con le varie esigenze. C’è gente che ama spendere …
-C’è qualche fatto curioso che le è capitato?
Durante la mia attività sono successe tante cose, posso citare un episodio banale. Un giorno viene in negozio una signora che mi porta un bracciale antico, con delle pietre antiche che non erano tagliate perfette, perché allora non avevano le attrezzature adatte, nel taglio della pietra nella larghezza c’è qualche piccola variazione tra l’una e l’altra. In questo bracciale mancava una pietra, le altre due pietre erano di misure diverse, ho specificato alla signora che le pietre non erano uguali e che la pietra montata era autentica. Ho scelto una pietra ed ho specificato che era un po’ più bassa tra quelle che ho trovato. Lei mi ha invitato a fare il lavoro, così l’ho adattata e incastonata. Lei ha atteso circa un’ora ed io ho completato il lavoro, facendole notare la differenza di altezza tra la pietra sua e quella che ho montato che era un pochino più bassa. Lei va via tranquilla quel giorno. L’indomani ritorna in negozio con il viso paonazzo e con un altro registro quello della lite: “Lei mi ha cambiato la pietra, lei ha fatto il gioco delle tra carte con me, ha levato quella pietra ha messo questa! Signora io le ho detto la verità la sua pietra è autentica è un pò più alta e la mia, un po’ più bassa e non era la stessa. La signora pretendeva la pietra uguale alla sua dopo che io l’avevo montata…
-Com’è andata a finire questa storia pirandelliana?
Io la devo denunciare, mi disse gridando e già a parole era arrivata all’avvocato…
-E lei?
Ho invitato la signora prima di fare qualsiasi cosa, ad informarsi da un negoziante e da un esperto sulla differenza delle pietre, poi lei stessa valuti la situazione e agisca come crede! Alla fine non accadde nulla a parte il dispiacere! Sono successi altri episodi di diffidenza. Chi va dall’orafo in un primo momento arriva con tutta la fiducia del mondo, subito dopo aver consegnato l’oggetto inizia a scrutarlo nei minimi particolari, spesso noi facciamo la ricevuta, la fotografia. Qui portano bracciali, anelli da stringere e allargare .Questi casi tuttavia sono rari, ne succede uno ogni quindici anni, ogni vent’anni!
-Mi racconta cosa fa nel tempo libero?
Mi dedico al mare. Cammino a lungo in spiaggia. Faccio un tipo di pesca che viene chiamata col barchino divergente.
-In cosa consiste?
Ho un piccolo strumento che si mette in spiaggia con un filo lungo cinquanta metri e con dei pesciolini sintetici che si applicano ogni tre quattro metri al filo. Poi inizio a tirare e il barchino al largo ed inizio a camminare. Scelgo le spiagge lunghe tre quattro chilometri e se c’è pesce lo prendo, perché i pesciolini camminando lasciano la scia. Questa è una delle mie passioni.
-Le piace il cinema?
Ogni tanto ci vado.
-Ama i viaggi?
No, ho viaggiato poco!
-Come sono i rapporti tra gli artigiani di Agrigento?
Sono ottimi. Ogni tanto ci scambiamo qualche esperienza e ci aiutiamo fra di noi.
-Come vede il suo rapporto con il denaro?
Il denaro è indispensabile per farti stare bene. E’ corretto avere il giusto!
-Quali sono i progetti per il futuro?
Ormai sono in pensione, sono al tramonto. E la cosa più bella della mia vita che a febbraio diventerò nonno. Aspetto questo momento con gioia ed emozione, ci penso ogni giorno! Mio figlio vive a Livorno ed io vado spesso da lui. Ho due figli, la ragazza fa la decoratrice .
-Una domanda a suo fratello Roberto. Come si trova a lavorare con Calogero?
Ci sopportiamo a vicenda!
-Qual è il maggiore difetto di suo fratello?
Che arriva tardi la mattina!
-In cosa consiste il suo lavoro in particolare?
Facciamo lo stesso lavoro, siamo artigiani-orafi.
-Chi è più paziente con le donne?
Mio fratello Calogero!
-Riavvolgendo il nastro della vostra vita rifareste le stesse cose che avete fatto finora?
Diremmo di si perché il nostro lavoro è creativo. Ogni giorno viviamo una nuova esperienza. Dalla vita abbiamo avuto tante soddisfazioni con il nostro lavoro…
-Un vostro consiglio per Agrigento capitale della Cultura.
Intensificare immediatamente la pulizia di tutto il quartiere, decespugliare qualsiasi cosa, qualsiasi angolo. Agrigento merita in pieno questo titolo che è arrivato. L’amministrazione si deve dare da fare, ci sono tantissime cose da realizzare. Facciamo diventare Agrigento una città d’oro a ventiquattro carati.
Un ringraziamento per la realizzazione di questa intervista e per le splendide foto al fotografo-scrittore Salvatore Indelicato.
Curiosità letterarie…
Viviamo in un mondo a orologeria: scandire il tempo è da sempre un’esigenza degli esseri umani. Dalle meridiane degli antichi romani alle clessidre, dagli orologi a pendolo ai moderni smartwach, per millenni questi strumenti di misurazione delle giornate hanno segnato la strada del progresso. La storia del tempo è la nostra storia. I primi erano orologi ad acqua che risalgono all’Egitto di 3500 ani fa. Poi venne il meridiano installato nel Foro di Roma 2200 anni orsono. E bisogna aspettare il tredicesimo secolo perché in Europa nasca l’orologio meccanico. Montare e rimontare un orologio è una delle operazioni più complicate che esistano. Le dodici ore dell’orologio risalgono agli egiziani che hanno deciso di dividere così la notte dopo aver studiato a lungo le stelle, mentre risale ai babilonesi la scelta del numero 60, la nostra unità di misura per le ore e i minuti, perché era alla base dei loro calcoli matematici. Sono cinquant’anni che si sente parlare dell’imminente scomparsa dell’orologio da polso. Per me non succederà mai! E’ un accessorio intimo, che esprime la nostra identità, con il quale abbiamo un forte legame. L’orologio del futuro si chiama Urwek è svizzero. Con questo orologio si potranno effettuare pagamenti contactless, tracciare un elettrocardiogramma, essere avvertiti che l’autostrada è chiusa o che sta per arrivare un tornado, si potrà ricevere un SOS da un barcone di emigranti che chiede aiuto.
Per chi volesse approfondire l’argomento, si consiglia la lettura del libro di David Rooney “I 12 orologi che raccontano il mondo” Edizioni Garzanti traduzione di A. Cerutti.