Lo stereotipo della nonna riberese

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Caratteristiche generali. La nonna riberese nei mesi estivi la incontri seduta fuori, di fronte la porta di casa. Le nonne, in genere, si muovono in “rutulacchi” (un gruppo di 4/5 persone) trascorrendo le giornate come si faceva un tempo (“t’annu chi aviamu sti televisioni”). Nei mesi invernali, invece, la sagoma della nonna si scorge da dietro la persiana, e la si trova intenta a fare “puntina”, o le intramontabili calze di lana da distribuire ai nipoti. La nonna riberese è solita allietare i parenti con i suoi racconti di gioventù. Può avere difficoltà a ricordare cosa ha mangiato il giorno prima, ma i fatti di 65 anni fa sono ricordi indelebili nella sua memoria. Soprattutto i nipoti rimangono affascinati dai suoi aneddoti, non importa se quella storia l’hai sentita già mille volte, è il modo di parlare che ti coinvolge. Certo, non è facile seguire tutti i suoi ragionamenti, soprattutto quando pretende che il nipote conosca “il cugino di secondo grado del nonno, emigrato in America per cercare lavoro”. Ma i nipoti devono conoscere tutto l’albero genealogico, perchè la nonna riberese è molto rispettosa nei confronti dei suoi parenti, il che vuol dire dell’80% della popolazione, visto che per un motivo o per un altro, un vincolo di parentela si trova sempre. Percentuale che può salire se aggiungiamo i legami affettivi giustificati dall’espressione “Non siamo parenti, ma n’amu trattatu sempre comu soru”.

La nonna riberese e la medicina. La nonna riberese ha una predisposizione a lamentarsi anche del più innocuo dei malanni. Quando due nonne riberesi si incontrano, scatta la gara a chi sta peggio. Prima si sonda il terreno con un banale “come stai”, ma se una delle due inizia col dire “Sugnu china di dulura”, è guerra aperta. L’altra passerà al contrattacco aggiungendo ai dolori articolari anche il problema della pressione, di conseguenza, la rivale tirerà in ballo il diabete, e così via, fino ad arrivare al punto che chi si trova ad ascoltare questa conversazione si chiederà come facciano ad essere ancora vive. Quando gli animi si raffreddano si danno consigli sui farmaci da prendere, perché alla nonna riberese non serve la laurea in medicina. Anni di esperienza le danno il titolo e il diritto di cambiare la terapia della vicina di casa, arrivando al punto di suggerirle di cambiare medico.

La nonna riberese e la vita sentimentale dei nipoti. La nonna riberese dispensa consigli sull’amore, focalizzandosi principalmente sulla nipote, indagando così sulla sua vita sentimentale. Generalmente inizia la sua indagine investigativa in questo modo: “Bedda me, a nuddu ha sutt’occhio? Ti l’ha scegliri bonu. Talia chi giuvini era to nonnu”, indicando con orgoglio la foto dell’amato nonno. Quella foto sempre in posizione strategica come a ricordare che non esistono più gli uomini di una volta. Arrivato a un certo punto la nonna scaltramente cercherà di mettervi in difficoltà dicendo: “Mi dissiru ca ti vitturu cu unu”. E non osate chiedere da chi abbia avuto questa informazione, perché non otterrete nessun risultato (quando si dice “donna di panza”). Per la nonna riberese, l’ipotetico fidanzato della nipote deve avere le seguenti caratteristiche: 1) Deve essere “’mpustatu”, ovvero con un impiego stabile; 2) Nel caso sia ancora studente, è essenziale che voglia proseguire gli studi iscrivendosi all’Università; 3) Che abbia alle spalle una buona famiglia; 4) Che sia proprietario terriero (il ragazzo acquisterà punti ad ogni “sarma” di terra dichiarata); 5) Se poi c’è pure l’amore non puoi chiedere di meglio.
Forse la nonna è un po’ troppo esigente, ma si sa che per i nipoti si spera sempre il meglio. A meno che la nipote non abbia già superato i trent’anni, e a quel punto il consiglio della nonna sarà: “Bedda me, l’ha chiudiri un occhio si ti vò maritari”.

Un ringraziamento di cuore a tutte le nonne, maestre di vita e costanti fonti di ispirazione.