Ritratti : artisti del nostro tempo Maurizio Piscopo incontra Duilio Scalici

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Ho conosciuto Duilio Scalici al Palazzo del poeta per la presentazione del libro “ Varsalona, l’ultimo brigante” di Vito Lo Scrudato. Ricordo, che sono entrato subito in empatia con Duilio, che aveva tra le mani una telecamerina e stava curando le riprese dell’evento, cosa che fa puntualmente dopo ogni presentazione, organizzata e curata nei minimi dettagli dalla splendida giornalista Rosa Di Stefano. Il suo ultimo libro si intitola: “L’educazione sbagliata” una storia che invita a riflettere sui modelli educativi, sul confine tra il bene e il male e sul fragile rapporto tra l’uomo e la natura. Una storia avvincente che interroga il nostro futuro, un’utopia che si sgretola rivelando la sua matrice distopica. Duilio in questo lavoro ci offre uno specchio deformante della nostra realtà in cui il desiderio di una società ideale si scontra con le contraddizioni della natura umana, come ha sottolineato con acume Marisa Di Simone.

Scalici è un giovane molto volenteroso, tra le sue passioni oltre alla fotografia e alla musica, c’è la cucina, il mare e i viaggi.

Ma andiamolo a conoscerlo da vicino.

-Quando nasce la tua passione per la scrittura?

L’amore per la scrittura nasce dal desiderio profondo di raccontare, ma non necessariamente attraverso parole scritte. Fin da bambino amavo raccontare storie a voce, quindi credo che questa inclinazione faccia parte della mia personalità da sempre. È un’urgenza interiore, una necessità di condividere ciò che mi abita dentro, che si esprime in forme diverse, a seconda del momento e del contesto. Alcune storie si sono trasformate in canzoni, in testi per alcune tracce della band I Giocattoli, altre in cortometraggi, altre ancora in fotografie. Ma è stato attraverso una sceneggiatura di un film che la passione per la scrittura ha trovato una forma narrativa più complessa, trasformandosi successivamente in quello che sarà il mio primo romanzo, Come una formica rossa in una goccia d’acqua. Ogni canale è diventato per me un modo unico di raccontare e dare voce a ciò che ho dentro.

-Quando nasce il tuo interesse per la fotografia?

L’ attenzione per la fotografia è arrivato dopo il “videomaking”, spinto sempre dalla necessità di raccontare qualcosa, attraverso il canale più adatto a trasmettere le sensazioni che desideravo comunicare. Più precisamente, la passione per la fotografia è nata intorno ai 16 anni, anche se ripensandoci bene, già a 13 anni mi cimentavo con la fotografia per realizzare video in stop-motion.

-Come eri da bambino, ricordi il primo libro che hai letto, il primo giocattolo che hai ricevuto?

Ero molto vivace e solare, con una grande passione per il disegno. Il mio primo approccio con l’arte è avvenuto attraverso la pittura, alimentato dall’amore per la vita e le opere di Pablo Picasso. Invece di chiedere altro, dai miei genitori mi facevo comprare libri su questo straordinario artista per le letture pre-nanna. La lettura, però, non è stata sempre una mia grande passione. Ricordo chiaramente, che il primo amore verso la lettura è avvenuto durante le scuole medie, una professoressa è riuscita a suscitare il mio interesse attraverso una splendida lezione su Luigi Pirandello. Fu allora che chiesi ai miei familiari di comprare il libro Uno, nessuno e centomila, un testo che divorai e che, in qualche modo, mi segnò per sempre. Per quanto riguarda il primo giocattolo, non ne ho un ricordo preciso, ma sono certo di essere stato molto affezionato ai personaggi del film The Mask. In effetti, il tema delle maschere mi è sempre stato caro, come se in qualche modo avessi sempre sentito una connessione con la loro filosofia.

-Tu e tuo figlio, in che modo comunicate?

Comunichiamo principalmente attraverso il gioco e l’ascolto attivo, che ci permette di creare un legame profondo e di scoprire insieme nuovi modi di interagire. Il gioco è uno strumento potente che ci consente di esprimerci in modo libero e divertente, mentre l’ascolto ci aiuta a comprendere meglio bisogni ed emozioni.

-Quali sono secondo te gli errori che i padri fanno con i figli?

Credo che ci siano molti errori che i padri possono fare, ma è importante ricordare che, in fondo, siamo tutti figli e impariamo continuamente. Essere genitori è un processo che evolve giorno dopo giorno, fatto di tentativi, correzioni e crescita reciproca. Ogni esperienza con nostro figlio ci insegna qualcosa di nuovo e ci aiuta a diventare genitori migliori, ma il percorso è un continuo apprendimento, che probabilmente non finirà mai.

-Hai scritto tre libri: Come una formica rossa in una goccia d’acqua, Ore Cutanee e l’ultimo arrivato “L’educazione sbagliata” che ha visto una grande partecipazione della critica e del pubblico.

Sono davvero felice di come sia andata questa prima presentazione al Palazzo del poeta, così partecipata e ricca di emozione. È stato un momento davvero toccante, e vorrei esprimere un sentito ringraziamento a Rosa Di Stefano per l’impegno straordinario che sta mettendo al servizio di questa città, e a Marisa Di Simone per la bellissima relazione, che ha arricchito l’evento con le sue parole.

-Quando nasce l’educazione sbagliata e a chi si rivolge?

Il concetto alla base di questo libro è nato poco più di due anni fa, e la sua stesura ha richiesto un tempo più lungo rispetto ai romanzi precedenti. Si tratta di un’opera che si rivolge a un pubblico ampio, dai ragazzi agli adulti, con l’intento di offrire spunti di riflessione e emozioni che possano toccare diverse generazioni.

-Perché hai scelto come titolo proprio “L’educazione sbagliata”, un tema molto attuale nella società in cui viviamo?

Il titolo del libro non è arrivato immediatamente, durante il processo di scrittura mi sono reso conto che era quello giusto, perché sta alla base della costruzione del romanzo. Alla fine, è risultato essere il più adatto, in più aveva anche una sonorità che mi piaceva molto!

-Pensavi forse ai genitori di oggi che non sanno educare i loro figli che crescono senza regole e crollano alle prime difficoltà della vita?

Sì, anche. Ma non solo ai genitori. Ho pensato a tutto ciò che, in un modo o nell’altro, ci impartisce educazione: le religioni, la scuola, i media, l’alimentazione, e così via. L’educazione che riceviamo spesso è impregnata di violenza e “strafottenza”, e forse è proprio per questo che facciamo fatica a liberarci completamente del male. La formazione che ci viene data può, a volte, anziché aiutarci, ci rende più vulnerabili e difficili da guidare in modo sano.

-Qual è il futuro prossimo dell’umanità?

Se continuiamo su questa strada, temo che, purtroppo, il futuro non sarà promettente. Però, come si dice, la speranza è l’ultima a morire, quindi… incrociamo le dita e continuiamo a credere che ci sia ancora spazio per un cambiamento positivo!

-L’educazione sbagliata è il tuo terzo romanzo distopico e affronta la storia di diversi personaggi: due fratelli che vivono in due isole remote che vengono chiamate Colonne d’Ercole…

Il romanzo ruota principalmente attorno a Calendula e Anemone, due giovani che crescono in un angolo remoto del mondo, in un ambiente incontaminato, una sorta di prigione dorata. Tuttavia, sarà inevitabile che l’impulso primordiale di questi ragazzi, spinti dalla sete di conoscenza e dai loro bisogni, li porti a cercare risposte che arriveranno in modo tragico. All’interno della trama, si intreccia anche il flusso di coscienza di uno dei Maestri, il cui pensiero offre uno sguardo sul mondo precedente, sorprendentemente simile al nostro, e alle sue contraddizioni.

-Qual è la figura del maestro nel tuo romanzo, e in che modo il maestro vuol far crescere queste due persone?

Nel romanzo, la figura del Maestro rappresenta una sorta di guida genitoriale, scelto da “chi sa chi” in base ai suoi trascorsi, ai principi saldi e all’intelletto. Il suo compito è quello di educare e allevare questi nuovi figli del mondo, cercando di trasmettere valori e conoscenze fondamentali per affrontare la vita. La sua figura è cruciale, poiché incarna l’autorità e la saggezza, ed anche la responsabilità di plasmare le nuove generazioni in un mondo che sembra essere privo di certezze.

-Anemone e Calendula sono fratelli dall’aspetto impeccabile, simboli di una generazione perfetta. Ma la perfezione non è di questo mondo!

Esattamente… La perfezione non ci appartiene, ed è proprio in questa imperfezione che risiede la bellezza. Il vero conflitto nel romanzo sarà scoprire che, nonostante la loro crescita in un mondo apparentemente puro, questi ragazzi portano con sé il retaggio dell’essere umano, con tutti i suoi difetti e le sue ombre. E questo, purtroppo, sfocerà nel modo più tragico, mostrando come le radici dell’umanità possano essere difficili da estirpare, anche in un ambiente che sembra offrire solo innocenza e speranza.

-Che cosa ha lasciato il peccato originale negli uomini e nelle donne del nostro tempo?

Il peccato originale ha lasciato un segno profondo sugli uomini e sulle donne di oggi. Fa parte di noi, è inevitabile, ma sta a noi accettarlo e, allo stesso tempo, lottare contro di esso. È un aspetto della nostra natura che non dobbiamo ignorare, ma possiamo scegliere di affrontarlo con consapevolezza. Non è mai troppo tardi per lavorare su noi stessi e cercare di migliorarci, passo dopo passo, imparando dai nostri errori e cercando di evolverci.

-Può esistere un paradiso che si trasforma in una prigione dorata?

Credo di sì, penso addirittura che l’essere umano, se posto in un “paradiso”, potrebbe trovarsi a vivere male, intrappolato in un ciclo di “desiderio-noia-desiderio-noia”. La natura umana sembra essere intrinsecamente legata alla ricerca di qualcosa che manca sempre, e quando si trova in uno stato di perfezione, finisce per cercare nuovi stimoli o conflitti, proprio per sfuggire alla monotonia. Forse, una volta raggiunto il paradiso, cercheremmo inconsciamente un pò di inferno per spezzare la staticità della felicità, così come in un inferno, ci troveremmo a sognare un pò di paradiso.

-Che cos’è la solitudine?

La solitudine è uno stato d’animo complesso, che va oltre la semplice mancanza di compagnia. È una condizione emotiva che può sembrare dolorosa, facendoci sentire distanti dal mondo, ma allo stesso tempo può diventare uno spazio di riflessione e introspezione. In alcuni casi, può essere un’opportunità di crescita, che ci permette di confrontarci con noi stessi e ci aiuta a riscoprire la nostra identità. La sfida sta nel saperla affrontare sta nel trasformarla in un’occasione di evoluzione personale.

-Cosa ti aspetti dal tuo nuovo libro?

Spero sinceramente che possa raggiungere il maggior numero di persone possibile, offrendo spunti di riflessione che stimolino la mente e il cuore di ciascuno e ci permettano di migliorarci .

-Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Al momento, non ho ancora un progetto definito. Ho alcune idee in mente, ma nulla che mi convinca completamente. Per ora, mi concentrerò sicuramente sulle altre presentazioni del libro, poi vedremo cosa riserverà il futuro.

Biografia

Duilio Scalici ( Palermo, 1994) autore, regista e musicista . Ha diretto videoclip per artisti di spicco come Marina Rei, Carmen Consoli, Francesco Renga, Ermal Meta ed altri. I suoi cortometraggi sono stati selezionati in prestigiosi festival internazionali, come il Raindance Film Festival di Londra. Come scrittore, ha esordito nel 2021 con il romanzo Come una formica rossa in una goccia d’acqua, (Giulio Perrone Editore). Nel 2022 ha pubblicato il suo secondo romanzo, Ore Cutanee (Augh Edizioni). L’educazione sbagliata è il suo terzo romanzo.