Nel mese di maggio 2024 per le Edizioni Museo Pasqualino di Palermo è stato pubblicato il libro di Luisa Hoffmann su Giuseppe Ganduscio dal titolo “Azione politica, indagine etnomusicologia e folk music revival in Sicilia”. E’ un lavoro prestigioso molto interessante con la prefazione dello studioso Sergio Bonanzinga arricchito da molte foto, testi e musiche composte da Ganduscio.
Giuseppe Ganduscio, poeta, musicista e pacifista riberese, meriterebbe ancora altri libri per il grande lavoro che ha fatto per i siciliani. Sin da giovane iniziò a sentire i problemi sociali e la vita politica. Vi arrivava per una strada tutta interiore, spirituale-religiosa, anche sulla traccia «delle opere di Dostojevskij , o per meglio dire dei loro personaggi cristiani» come scrisse Aldo Capitini. Ma in breve fu colpito e attratto dalla lotta contadina per la terra, per la ripartizione dei latifondi nei luoghi dove egli viveva. Aderì alla Sinistra cristiana e si iscrisse poco dopo al Partito Comunista. Ganduscio è un intellettuale di Ribera che ha dedicato gran parte della sua esistenza a un impegno rivolto al mondo contadino dal quale proveniva.
Si è dedicato all’attività musicale, con la riproposta del canto tradizionale siciliano, che fa dell’intellettuale il primo interprete di folk music revival siciliano con diverse incisioni discografiche e la ricerca sul campo attraverso la registrazione di musiche e canti in alcuni centri della Sicilia. Questi documenti sonori inventariati e contestualizzati sono stati verificati tornando sui luoghi di Ganduscio percorsi più di sessanta anni fa, facendo emergere un quadro molto interessante. Ecco cosa scrive Carla Marazza:
« Il suo vero mondo erano i libri. Quelli di scuola che gli avrebbero permesso un giorno di andarsene dal paese, i libri di letteratura, i poeti, i romanzieri, i grandi tragici che popolano la sua solitudine di ben personaggi altrimenti interessanti del “ contadinume” in mezzo al quale viveva… Intorno a lui il sudicio, le mosche, la meschinità e la miseria trionfanti… Si chiudeva nel suo camerino in vista del mare e leggeva, leggeva… leggeva di tutto ma aveva i suoi autori preferiti. Aveva imparato tutto Leopardi a memoria e gli scrittori russi erano il suo universo fantastico, specialmente Tolstoj e Dostoevskij. Aveva letto tre volte Guerra e Pace e Dostoevskij, si esaltava fino al delirio. Ad un certo momento della sua vita alla radio scoprirà la musica classica, scoprirà soprattutto Beethoven».
Giuseppe Ganduscio si collega a Danilo Dolci con il quale si confronta e lavora, con Carlo Levi, con il mondo magico di Ernesto De Martino, con le osservazioni sul folklore di Antonio Gramsci date alle stampe nel 1950, ma scritte vent’anni prima, mentre l’autore subiva il carcere fascista. La svolta musicale – scrive il musicologo Sergio Bonanzinga nella prefazione del libro della Hoffmann – è rappresentata dalla Fondazione a Roma nel 1948, per iniziativa congiunta dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della Rai, del Centro Nazionale di musica popolare, sotto la direzione del musicista e musicologo Giorgio Nataletti che dal 1954 potrà contare sulla collaborazione del giovane assistente Diego Carpitella. La Sicilia occupa un posto di rilievo, nelle prime campagne documentarie: dalla prima in assoluto realizzata a Roma nel 1948 alle indagini condotte nel territorio siciliano tra il 1952 e il 1955 da Ottavio Tiby, Alan Lomax, Diego Carpitella, Giorgio Nicoletti, Paul Collaer e dagli scritti di Alberto Favara (1957-1959), una grande opera condotta attraverso la trascrizione sul pentagramma, integrata da osservazioni, dati sugli esecutori e testimonianze.
Ganduscio nasce il 6 gennaio 1925 da una modesta famiglia di contadini, era in un primo tempo, anch’egli destinato ai lavori agricoli, ma le sue sempre precarie condizioni di salute non lo hanno mai permesso. Contro le usanze del tempo, è stato condotto dai familiari presso i migliori specialisti di Palermo, perché bisognoso di continue cure. E’ stato spesso costretto ad interrompere gli studi che amava tanto e che erano la sola cosa che gli consentiva di amare ugualmente la vita, unici studi svolti con una certa regolarità sono stati quelli della scuola media, presso l’Istituto dei Salesiani di Palermo. E’ stato un protagonista negli anni 1945 e 1946 delle lotte contadine per il possesso delle terre, guidando le battaglie con caparbia volontà. Nel 1947 si trasferisce a Firenze e lì, si distingue per le sue idee, sempre forti e decise, anche se costretto a sopportare immani sofferenze a causa della sua grave malattia.
A Firenze entra a far parte del comitato dirigente della “Consulta Italiana della Pace”, partecipa con successo alla Marcia della Pace con un grande corteo che sfila per le strade di Roma. Numerosi i suoi appunti e scritti avente per oggetto “Il Riscatto del Meridione” a lui è dedicato un premio di poesia organizzato dall’Auser di Ribera intitolato “Giuseppe Ganduscio – una poesia per la pace”, al quale possono partecipare tutti i poeti, con poesie sia in lingua che in siciliano, portato avanti negli anni da Totò Castelli . Muore a Firenze il 7 settembre 1963.
Ecco qualcuno dei testi di Giuseppe Ganduscio cantati da Rosa Balistreri negli spettacoli delle feste dell’Unità in tutta Italia.
«Guarda chi vita fa lu zappaturi,/ chi notti e iornu suda e ‘un avi locu, parti di notti e torna a vint’uri,/ d’invernu all’acqua e d’estati a lu focu.// Po’ vidi c’a lu ventu s’affatica,/ lu so travagghiu ‘ngrassa li patruna, di tanti gregni ‘n ci resta na spica,/ li so picciotti chiancinu diuna.(Giuseppe Ganduscio)»
Giuseppe Ganduscio è un uomo colto, un intellettuale autodidatta che formula una severa condanna del fascismo della guerra , della violenza e della ingiustizia sociale. Fu protagonista negli anni 1945 -1946 delle occupazioni contadine delle terre, rinunciando a una carriera politica sicura. Nel 1947 si trasferisce a Firenze per continuare gli studi e ampliare i suoi orizzonti e gli impegni politici. Nel 1957 avvia una piccola bottega artigiana, ma per seguire i suoi ideali si trasferisce a Partinico presso la comunità di Danilo Dolci.
L’anno dopo si ritrova a Palermo e nel 1962 ritorna a Firenze dove è tra i fondatori della Consulta Italiana per la Pace. Tornato a nel capoluogo siculo, continuò la sua lotta per la pace e il riscatto dei Meridione e della sua Sicilia sempre trascurata da vari organi di governo.
«Sapeva parlare con i contadini siciliani, aveva quel meraviglioso, plastico, caldo modo di trovare la forma più semplice e diretta per unirsi alla loro umanità (…) si vedeva nei suoi occhi quel baleno che veniva da un’intelligenza vivissima, accorta, fedele al buon senso, ma pronta a farsi lirica, canto appassionato di gente che soffre e si apre ad una liberazione. »
Con la sua bella voce incide su dischi e diffonde i canti popolari siciliani. Nel 1962 ritorna a Firenze dove entra a far parte del comitato dirigente della Consulta Italiana della Pace a cui dedica gran parte del suo tempo. Nel giugno del 1963 partecipa a Roma alla Marcia della Pace. Fu uno dei suoi ultimi anni pubblici prima della prematura scomparsa. Ha scritto decine di poesie in dialetto e in lingua, con tematiche che riguardavano l’oppressione, l’aspirazione al riscatto sociale, alla libertà e soprattutto alla pace.
Pprima di morire, trova il tempo di mettere ordine nei suoi numerosi appunti e scritti preparati in vista di una prossima pubblicazione. Si dedica in particolare al recupero di canti popolari siciliani incidendone anche qualcuno personalmente. È molto nota la sua “Ninna nanna contru la guerra”, di cui è l’autore.
La morte precoce non ha permesso a Ganduscio di affermarsi come interprete del canto popolare siciliano, nonostante le sue esecuzioni recuperano l’anima del mondo contadino e rivelano una sua particolare sensibilità artistica. Le sue ricerche non si fermano a Ribera e nella vicina Sant’Anna, ma arrivano a Caltabellotta, Roccamena ed altri comuni del palermitano.
E’ stato Roberto Leydi a scoprire Ganduscio che dirigeva le prime collane italiane dedicate al folklore italiano e della Sicilia. Molti non sanno che Giuseppe Ganduscio ha fondato l’etichetta discografica Trinacria, che ha avuto contatti con grandi musicisti come Luciano Berio, il Nuovo Canzoniere Italiano. Rosa Balistreri lo cita spesso come suo modello di ispirazione. Ganduscio è poeta, sognatore, pacifista, musicista impegnato contro la mafia, uomo “gramsciano” raffinato interprete del canto popolare, pioniere della moderna indagine etnomusicologia. Soprannominato Bethoven da qualche amico, per la grande passione che portava alla musica e specialmente a quel musicista.
Il comune di Ribera dovrebbe pubblicare le poesie inedite e gli scritti di interesse storico- politico. Egli si è battuto affinchè il canto popolare non diventasse di moda del folklorismo musicale che si stava diffondendo nell’Isola, vuoto di contenuti e privo di una storia-memoria. Un ringraziamento doveroso a Luisa Hoffmann per i suoi studi su Ganduscio e per tutto il lavoro di ricerca, all’Auser di Ribera per il Premio in suo onore e a Salvatore Castelli che continua a tenerlo vivo.