La grave siccità, che va avanti da oltre un anno, ha azzerato totalmente l’acqua delle dighe del territorio destinata in buona parte ad uso potabile tramite i potabilizzatori che si sono fermati o ridotto la produzione idrica civile perchè gli invasi si sono svuotati. La situazione in questi laghi, alcuni presenti nell’area dei Monti Sicani, al servizio delle popolazioni agrigentine, è drammatica perché gli invasi non presentano più da qualche mese nemmeno una goccia d’acqua. L’allarme era noto già dall’inizio della stagione estiva, ma il consumo d’acqua in tutti i comuni della provincia a causa della pesante ondata di calura ha svuotato i laghi.
La situazione è certificata dalla comunicazione mensile pubblicata dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico di Sicilia relativa all’1 settembre scorso e riguardanti tutti gli invasi dell’Isola. Il prospetto dei volumi invasati testimonia come il Fanaco nei pressi di Castronovo di Sicilia sul fiume Platani e il Leone a ridosso di Santo Stefano Quisquina sulla vallata del Verdura sono secchi da settimane. A guardali sono asciutti come i deserti africani del Maghreb. Non stanno meglio le dighe Castello di Bivona sul fiume Magazzolo e Raia di Prizzi sull’omonimo fiume le cui acque sono ridotte ai minimi termini e vengono utilizzate in parte per il potabile, comuni agrigentini e palermitani, e in parte per l’irriguo.
Facciamo parlare i numeri: il Fanaco ha zero metri cubi a fronte dei quasi 9 milioni di metri cubi presenti nel settembre dell’anno scorso. Tutta l’acqua è stata consumata. Identico discorso e stesse cifre per l’invaso del Leone, con numeri oggi a doppio 00, contrariamente ai 2,69 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Vi sono due laghi, che hanno finalità miste, ad uso irriguo e potabile. Sono: la diga Castello che ad oggi ha invasato intorno ai 4 milioni e mezzo d’acqua di cui 115 litri circa al secondo vengono trasferiti stabilmente per uso civile al potabilizzatore di Santo Stefano Quisquina e la diga Raia, che rifornisce quotidianamente da decenni il serbatoio comunale di Corleone, oggi a meno di 2 milioni di metri cubi. In questi invasi la precedenza viene data, come prescrive la legge Galli, al comparto potabile per le popolazioni e in secondo ordine per l’agricoltura e la zootecnia.
Fortuna vuole che in altri due invasi dell’Agrigentino, l’acqua viene utilizzata soltanto per il settore irriguo. Si tratta nel settore occidentale del territorio del lago Arancio sul Carboj, nella Valle del Belice, che presenta 6,5 milioni di metri cubi e della diga San Giovanni, sul Naro, in area orientale, che ha poco più di 4 milioni di metri cubi ancora invasati. Le piogge leggere delle settimane scorse sono state inghiottite dall’aridità dei terreni, anche se in qualche torrente sono ricomparsi dei flussi idrici che sono subito scemati per il ritorno della calura di settembre.
Foto verticale il Fanaco secco
Foto orizzontale il Leone pieno di sabbia