Ritratti: fotografi del nostro tempo Maurizio Piscopo incontra Salvo Quagliana

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Nella mia vita ho conosciuto molti fotografi che mi hanno aiutato nella scrittura e a leggere i fatti della vita con l’occhio del fotografo. Ho conosciuto Enzo Sellerio, Peppino Leone, Melo Minnella, Ferdinando Scianna, Franco Zecchin, Salvo Fundarotto, Lia Pasqualino, Graziano Villa, Angelo Pitrone, Gianfranco Jannuzzo, Rosario Neri, Franco Carlisi, Roberto Strano, Armando Rotoletti, Salvatore Indelicato, Franco Lannino, Michele Naccari, Letizia Battaglia, Gigi e Igor Petix, Francesca Riggi, Marco Salvo, Antonio Macaluso, Salvatore Giglia, Filippo Bosco, Fabio Sciacchitano, Gaetano Celauro, Giovanni Pepi, Tony Gentile ed altri.

Ho incontrato Salvo Quagliana all’Auditorium del Teatro Marcello Puglisi in una splendida manifestazione organizzata da Angela Carollo che non è solo un insegnante di coreografia, ma una persona sensibile e generosa che ama l’arte in tutte le sue forme, responsabile dell’evento Carpe Diem insieme all’attore Tommaso Gioietta e Angela Borzilleri. Salvo Quagliana ha lasciato il lavoro in sanità e da una vita si occupa di fotografia sua grande passione. E’ un cuoco nato, ama molto cucinare, viaggiare, creare eventi per interloquire con le persone nel campo della moda e dello spettacolo. Ama la commedia ironica e l’attività fisica, è un cultore delle arti marziali (Krav- maga) che è la lotta delle truppe speciali israeliane apprese dal suo maestro Giacomo Briguglio, ex luogotenente dei carabinieri. Le foto di Salvo Quagliana hanno un fascino antico ed una luce speciale, raccontano vari momenti nella vita del mondo, sono foto in movimento e creano la magia dello spettacolo. Ma andiamo a conoscerlo da vicino.

-Quando inizia la tua passione per la fotografia?

Inizio ad appassionarmi alla fotografia in età adolescenziale, dapprima come un gioco (tanto è vero che usavo una Polaroid per vedere nell’immediato il risultato) e dopo, con l’acquisto della prima reflex – una Yashica fx D quartz- ho capito che il gioco stava per diventare una passione vera e propria.

– Cosa cerca un fotografo ogni giorno della sua vita?

La vita è varia, ogni giorno ti offre tantissime opportunità, tantissimi momenti… ed è proprio quel momento particolare che cerco di bloccare, quel momento che non si ripeterà più, ma non è facile… io ci provo, non si sa mai!

 

-Cosa rappresenta la macchina fotografica nella tua vita?

Per me la macchina fotografica è come la penna per uno scrittore, un mezzo per parlare, scrivere, utilizzando la luce al posto dell’inchiostro, ed un modo per farsi conoscere.

– In che senso la macchina fotografica può essere come una nave?

La nave è un mezzo di trasporto concepito per lo spostamento di merci, persone o per fini bellici marittimi; la macchina fotografica porta dentro di sè tantissime altre cose come per esempio la bellezza della natura, la semplicità delle piccole cose, la vita degli animali… cose che in una nave non troverai mai.

-Qual è il potere di una fotografia?

È attraverso il potere della fotografia che possiamo sperare di comprendere meglio il nostro passato, apprezzare il presente, plasmare il futuro, documentare momenti importanti, comunicare emozioni e sentimenti… La fotografia è il ritratto di un preciso istante che si sceglie di immortalare, ampliato poi ad attimi spontanei, capaci di cogliere le nostre emozioni.

-Che cosa nasconde il mondo della moda e delle belle donne?

La moda ha la capacità di cambiare e modellare le nostre vite grazie all’interazione personale che ciascuno di noi ha con essa. Tutti indossiamo vestiti e ogni capo d’abbigliamento che compriamo rappresenta una scelta personale: è questa relazione intrinsecamente umana, tra noi e la moda che la rende politica.

-Le donne e la moda?

Una bellezza nella quale gli abiti, gli accessori, i colori parlano di chi li indossa ed esprimono la sua autenticità.

-Che cosa ha in comune un fotografo con un direttore d’orchestra?

Il direttore ha innanzitutto un ruolo interpretativo, fa le scelte musicali fondamentali (andamento, tempo, dinamiche), e illustra a cantanti, solisti, coristi e strumentisti la propria impostazione generale del componimento musicale da eseguire. Il fotografo si occupa principalmente della composizione dell’immagine all’interno dell’inquadratura, a partire dal posizionamento delle luci fino alla scelta di quale ottica usare…Direi quindi che in comune hanno la composizione dell’opera.

-Ci sono grandi personaggi che hai fotografato?

Non proprio, essendo un fotoamatore ho avuto solo modo di fotografare personaggi come Alviero Martini, Egon Von Fusterberger, JustineMattera, Licia Nunez ma solo durante eventi di moda e mai personalmente.

– Una foto può cambiare la vita di una persona?

Posso dirti che la fotografia non solo può cambiare una persona ma secondo me può cambiare il mondo a condizione che siamo noi stessi prima a cambiare… ho fatto tantissime foto di strada, la classica “Street Photography” e questo mi ha insegnato che ogni persona, ogni cosa può essere bella e ritengo che la fotografia specialmente quella del ritratto può senza dubbio, se fatta bene, rendere più bella una persona e aumentare la sua autostima.

-Cosa pensi di Henri Cartier Bresson?

Beh stiamo parlando del Pioniere della fotografia, specialmente del fotogiornalismo, tanto è vero che lo soprannominarono “L’occhio del secolo”. Da lui ho appreso un concetto fondamentale per fare una buona fotografia:“…prima di scattare ricorda sempre di mettere sulla stessa linea di mira cuore, mente ed occhio”: quindi la foto la devi creare prima nella tua mente e solo dopo sulla pellicola.

-E’ vero che i giornali italiani fanno un cattivo uso della fotografia?

I quotidiani italiani molto spesso utilizzano la stessa fotografia per tutte le testate e riescono anche a scegliere la più brutta pur avendone a disposizione di migliori e sai perché? Perché nessuno investe sulla fotografia, il Photo Editor costa troppo e cosa più importante andrebbe inquadrato come un giornalista.Il problema delle nostre testate giornalistiche è quello della scarsa cultura fotografica; l’arroganza e l’ignoranza nel non affidarsi ad un Photo Editor completano il quadro.

-Che cosa si può fare per recuperare i rullini dei fotografi di paese, che rappresentano la memoria storica di tutta le comunità?

Ormai molti sanno che agli occhi degli studiosi del passato ogni cosa ad esso riconducibile, anche se la più banale, è da considerarsi un documento capace di aprire prospettive interpretative sempre nuove. Lo strumento per poter fare ciò è devoluto alle immagini che nel passato hanno permesso di documentare l’accaduto ma…queste immagini sono state gelosamente custodite esoprattutto stampate? Certo, oggi con la moderna tecnologia è possibile digitalizzare e far rivivere il passato proprio attraverso questi scatti analogici, ripeto se consultabili e reperibili.

-Quali sono secondo te le tre foto che ricorderemo in questi anni?

Nella memoria di ognuno di noi ci sono tantissime immagini che difficilmente verranno dimenticate, immagini di momenti che hanno segnato la vita non del singolo ma di comunità e popoli interi. Il ricordo ha fissato ormai nella mia memoria immagini come l’Attacco alle Torri Gemelle, le stragi di mafia dove persero la vita i Giudici Falcone e Borsellino e le loro scorte e infine, la grande pandemia che ha colpito il mondo intero…il covid.

-Come sarebbe stata la tua vita senza la macchina fotografica e che cosa rappresenta questo oggetto per te?

Per me la macchina fotografica rappresenta lo strumento per non dimenticare mai: gli attimi particolari, piccoli episodi di vita quotidiana, anche attimi sfuggenti che se non ripresi a lungo andare, sicuramente lasceranno vuota la tua memoria…quindi è chiaro che per me non c’è vita senza la fotografia.

-Come riesci a cogliere l’intensità di un attimo con una foto, la fotografia si occupa di istanti di vita, li registra, li racconta. Un fotografo deve essere un narratore, un anticipatore, Giuseppe Tornatore afferma che dal momento che hai fotografato quel soggetto fa parte di te. Qual è il tuo pensiero in proposito?

Fotografare significa mettere a fuoco un aspetto della realtà e, in modo particolare quell’aspetto che maggiormente colpisce l’attenzione di chi fotografa e che nel contempo lo emoziona. Saper riconoscere il momento o l’attimo perfetto da immortalare è per noi fotografi, l’obiettivo principale che ci spinge a cercare tecniche sempre nuove per raccontare le emozioni di uno scatto, forse unico e mai più ripetibile..spesso durante i miei lavori ad esempio teatrali, sto anche molti minuti ad inquadrare un soggetto seguendo la sua performance dal mirino della fotocamera proprio per cogliere quel momento espressivo, particolare e forse mai trovato in quell’attore, e per escludi tutto, esisti solo tu ed il soggetto da fotografare, lo studi, cercando di anticiparlo…insomma il classico “Carpe Diem”.

-Puoi commentare una frase di Ferdinando Scianna: “Il fotografo è uno che ammazza i vivi e resuscita i morti”…

Ferdinando Scianna, uno dei più grandi della fotografia, nostro conterraneo, nativo di Bagheria, disse questa frase in età molto giovane, da ragazzino, e la disse a suo padre quando lui stesso manifestò al genitore l’idea di voler diventare fotografo; questa frase fu la risposta alla domanda: “ma che mestiere è il fotografo?”profferita proprio da suo padre e lui rispose appunto, “uno che ammazza i vivi e resuscita i morti” perché nel suo paese c’era un solo fotografo il signor Coglitore, che faceva foto ai morti e poi, direttamente sulla lastra, gli disegnava gli occhi, perché erano persone che morivano senza avere ritratti da mettere sulla loro tomba.

-Perché nelle librerie si trovano sempre meno libri di fotografia?

Secondo me perché ormai il mondo virtuale, dei social, dei tutorial sulla fotografia sono molto più apprezzati della carta stampata, perché ti danno la possibilità di studiare seguendo esempi visivi, fare pratica in tempo reale e confrontarti con professionisti del settore e costa anche di meno.

-Palermo in bianco e nero è stata raccontata da diversi fotografi Letizia Battaglia, Enzo Sellerio, Franco Zecchin, Lia Pasqualino, Melo Minnella , Peppino Leone Salvo Fundarotto, Ferdinando Scianna ed altri. Cosa rimane dell’esperienza di questi grandi fotografi ?

Penso che sia davvero indispensabile conoscere i grandi fotografi del passato, quanto meno saperne parlare e questo perché dai loro scatti puoi apprendere tecniche che sicuramente portano a migliorarti e ti permetterà di capire davvero cosa c’è dietro una foto e qual è il motore di questa passione; ma soprattutto, e ne sono convinto, avere una conoscenza delle foto celebri ci permette di sviluppare l’occhio del fotografo, e di fare una sorta di corso gratuito di fotografia perché, soprattutto per chi è agli inizi, l’imitazione dei grandi è fondamentale per imparare; poi però devi imparare a prendere le giuste distanze e cercare di creare uno stile solo tuo.

-Qual è il fascino di una foto in bianco e nero?

La fotografia è un linguaggio visivo potente, capace di comunicare emozioni, storie e concetti attraverso le immagini. Tra le diverse tecniche fotografiche, quella della fotografia in bianco e nero si distingue per la sua capacità di catturare l’essenza e l’intensità delle immagini in modo unico ed emozionante. Forse per deformazione professionale, lavorando con immagini del corpo umano in bianco e nero (ti ricordo che il mio lavoro per oltre 40 anni è stato quello della Radiologia medica, quindi immagini sempre e solo in bianco e nero) ho iniziato ad amare questa tecnica, cercando sempre di affinarne le caratteristiche, giocando con le ombre, i contrasti, le luci… perché la tecnica del bianco e nero ha la capacità di cogliere l’essenza di un momento, le tonalità dei grigi riescono a trasmettere intensamente le emozioni e a volte nello scatto scopri dettagli che nella fotografia a colori resterebbero nascosti. Non è facile fotografare in bianco e nero, non basta acquisire lo scatto a colori e poi con i programmi di fotoritocco e con un semplice clic convertire in scala di grigi, la fotografia in bianco e nero la devi pensare prima nella tua testa e dopo realizzarla nello scatto.

-Cosa rimarrà degli scatti moderni del cellulare?

Oggi in commercio esistono cellulari capaci, grazie alla risoluzione delle fotocamere integrate con tantissimi pixel – anche 128 mega se non addirittura di più – di fare delle bellissime foto. Gli smartphone, grazie alla fotografia computazionale, hanno comunque fatto dei passi da gigante e sono decisamente andati oltre quelli che sembrano essere i limiti imposti dalla dimensione del sensore: basti pensare alla modalità “ritratto” o alla modalità “notte” che hanno permesso di ottenere scatti prima impensabili. Personalmente fotografare con un cellulare per me equivale al niente…la fotografia, come già detto, la devo e voglio creare io e questo lo puoi fare solo con una fotocamera proprio perché puoi gestire tu tutte le funzioni che ti permetteranno di creare l’immagine esattamente come la desideri.

-Quali sono i tuoi progetti per il futuro ?

Ho tanti progetti per il mio futuro riguardanti questa meravigliosa arte, progetti che spero di realizzare soprattutto nel campo della moda, dello spettacolo e della bellezza del creato.Voglio crescere (20 anni di esperienza non mi bastano), ma voglio farlo restando sempre quello che sono ad ora sono stato: un fotografo amatoriale con una grande passione nel “dipingere con la luce”; la definizione “professional” non mi si addice… i maestri sono altri.