Si saprà a fine luglio se nel comprensorio di Ribera gli agricoltori avranno ancora dell’acqua da destinare all’irrigazione degli agrumeti tra le aziende di sei comuni. Oggi l’acqua che rimane nella diga Castello, dopo i prelievi della prima irrigazione e della quantità ad uso potabile, è di circa 6,4 milioni di metri cubi. Il sindaco di Ribera Matteo Ruvolo ha incontrato i vertici tecni del consorzio di bonifica Ag per conoscere se tale quantitativo d’acqua potrà essere sufficiente per tutti gli usi a cui è stata destinata.
Fermo restando che sull’invaso di Bivona dovranno rimanere circa 3 milioni di metri cubi per la soglia di sicurezza, è certo che 1,5 milione di metri cubi è destinato prioritariamente (circa 120 litri al secondo) per gli usi civili di diversi comuni agrigentini che devono riempire in parte i serbatoi paesani. A questi dati bisogna aggiungere qualcosa come mezzo milione d’acqua che è soggetto all’evaporazione, data la gran calura. C’è da coprire qualche altra area del territorio che è rimasta senza la prima irrigazione per problemi tecnici.
“Sapremo la situazione reale dell’acqua rimasta in diga soltanto a fine luglio – dice il primo cittadino Ruvolo – quando cifre alla mano sarà valutata la possibilità di utilizzare a scopo irriguo l’acqua eventualmente rimasta nella diga. Certamente la destinazione di mezzo milione di metri cubi per l’ evaporazione di una decina di giorni ci sembra eccessiva per cui raschiando il fondo del barile si potrebbe ipotizzare magari una parziale seconda irrigazione”.
Migliaia di agricoltori, che temono per la vita delle piante, ce l’hanno con i dirigenti della Regione Siciliana e con consorzio di bonifica che non hanno valutato il rischio siccità e avrebbero consentito il mancato immagazzinamento dell’acqua del fiume Sosio nell’invaso bivonese e permesso che per mesi il liquido del fiume Verdura se ne andasse inutilizzato a mare. Un errore – dicono – che pregiudica tutta l’economia dell’area del consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop.