“Il mio respiro e il soffio dell’aria mi fanno compagnia. Viaggio e mi perdo”. Con queste parole desidero introdurre Francesca Riggi una professoressa di inglese che ho conosciuto a Palermo. Di lei mi aveva parlato il giornalista Enzo Minio. Onestamente nell’ambiente dei fotografi avevo sentito il suo nome legato alla bellezza delle sue fotografie in giro per il mondo. Le passioni e gli hobby del tempo libero di Francesca sono tanti. Eccone alcuni: ama molto viaggiare, leggere, trascorrere del tempo con i nipotini e la sua gatta. Le piace cucinare per le persone care. Ogni fine settimana ritorna nel paese natio a Calamonaci.
Ma andiamola a conoscerla più da vicino…
-Quando hai cominciato a fotografare?
A 12 anni, quando mi regalarono una kodak instamatic 133 che ancora possiedo.
-Che cosa s’intende per fotografia di strada?
La fotografia di strada è una porta aperta sulla realtà, attraverso cui ci immergiamo per scoprire nuove sensazioni ed emozioni. E’ uno sguardo attento sulla vita ordinaria per cogliere il sapore più autentico della quotidianità nelle sue mille sfaccettature.
-Quale macchina fotografica usi abitualmente?
Da un pò di anni la Canon e in questo periodo uso la Canon EOS 6D Mark II.
-Ferdinando Scianna ha scritto che i fotografi ammazzano i vivi e risuscitano i morti. Puoi commentare questa frase?
Scianna, si riferiva alla sua fanciullezza, quando a Bagheria c’era un solo fotografo che veniva chiamato anche per fotografare il cadavere dei vecchi che, in vita, non si erano mai fatti fotografare. Poi i fotografi ricostruivano gli occhi dei morti sulla lastra per farli sembrare vivi. Scianna è un grande fotografo molto interessato alla luce che crea, inevitabilmente, ed anche alle ombre. Ma questo è lo spettacolo della vita tragico e vitale nello stesso tempo.
-Qual è la foto a cui ti senti più legata?
E’ una foto scattata a Parigi, nel quartiere della Defense, all’interno del centro commerciale “QuatreTemps”. Il titolo della foto è “Double Face”. Ritraggo una donna con burka mentre passa davanti ad un grande cartellone pubblicitario di donna occidentale che pubblicizza dei cosmetici.
Trovo che la foto sia una sintesi dell’armonia che può nascere da ciò che, all’apparenza, può sembrare contraddittorio. La vita è complessa e come tale va vissuta nella sua ricchezza e bellezza.
– Hai pubblicato dei libri?
Si, uno. E’un libro fotografico dal titolo: “Sapore di Gente”, Navarra Editore.
-Come vedi i fotografi di oggi?
Oggi la fotografia è diventata uno strumento democratico alla portata di tutti.
E’ necessario, però, avere qualcosa da raccontare, un’urgenza da comunicare, da documentare, occorre denunciare ed immaginare nuovi mondi se vogliamo parlare di Arte.
– I vecchi fotografi nei loro laboratori avevano la memoria storica, dei paesi in cui vivevano con i loro negativi. Che fine ha fatto tutto questo mondo legato ai rullini e alle pellicole?
Temo che molta documentazione importante sia stata perduta per sempre. La memoria storica fotografica va tutelata. E’ importante che le Istituzioni aiutino i vecchi fotografi nel lavoro di archiviazione. Lo stesso discorso vale per la fotografia digitale.
-Come vedi il consumo della fotografia sui giornali italiani?
I giornali possono, con la fotografia digitale, tramite internet, trovare facilmente materiale fotografico in maniera veloce ed economico. Spesso, però, queste foto non sono incisive e di forte impatto comunicativo. Anche la composizione fotografica, a volte, è inadeguata e rende i messaggi confusi.
-Reportage di guerra, foto di bambini che muoiono ingiustamente. La legge non tutela abbastanza l’infanzia. Cosa pensi in proposito?
Penso che la realtà, bella o brutta che sia, va raccontata. Non va, semmai, manipolata o stravolta per trarne benefici in termini di popolarità o di interessi economici.
-Cosa stai preparando?
In questo periodo sto rivedendo i miei progetti portati avanti dal 2010 ad oggi, riorganizzandoli in un lavoro editoriale in cui i diversi linguaggi si mescolano, nel tentativo di trovare ponti comunicativi più efficaci, profondi e si spera, umani.
– In famiglia c’è qualcuno con la tua stessa passione?
No, che io sappia. Ma la fotografia è attenzione e sguardo sul mondo, caratteristica che ritrovo nella mia famiglia.
– Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Realizzare dei lavori su Parigi, una città che amo, che mi è familiare e continuare ad occuparmi di fotografia sociale, puntando anche su risvolti concreti di cambiamento.
A proposito del reportage NO MORE WALL Niente più muro
È il 2015. Sono quotidiane le notizie di migranti che attraversano la rotta balcanica o del Mediterraneo, affrontando viaggi pericolosi. Non posso guardare questa grande umanità in fuga solo attraverso il filtro dei mass media. Voglio vedere con i miei occhi e raccontare attraverso la mia compagna di viaggio, la macchina fotografica. No more wall: cronache per immagini da Lampedusa a Calais Pubblicato il 1 marzo 2020 da Comitato di Redazione “No more wall” è un reportage fotografico sui migranti che ho realizzato nel 2015 per seguirne il flusso in luoghi di transito quali Lampedusa, Calais e Palermo. Centoquaranta scatti per raccontare una grande storia umana, fatta di uomini, donne e bambini che affrontano il rischio di attraversare il Mare Mediterraneo su imbarcazioni fatiscenti per sfuggire dalla persecuzione, morte, fame e violenza.
Lampedusa –maggio 2015 -Documento l’arrivo di migranti dopo essere stati soccorsi dalla Guardia di finanza italiana vicino alle coste della Libia. Li ho voluto fotografare, soprattutto i visi che, più di ogni parola, comunicavano sofferenza, paura, ma anche tanta speranza.
Calais- 8 agosto 2015.
Partecipo ad una protesta contro la costruzione del muro di filo spinato decisa dal governo francese, con la collaborazione di quello britannico, per evitare che i migranti potessero attraversare l’autostrada e la Manica e raggiungere illegalmente la Gran Bretagna. Visito il campo migranti” the Jungle”. Porto di Palermo- 27 agosto 2015
Documento l’ennesima operazione di soccorso di migranti. Questa volta la nave svedese Poseidon approda al porto di Palermo, portando in salvo 571 migranti e anche, purtroppo, un container con 52 cadaveri, trovati dentro la stiva di una barca nel Canale di Sicilia e morti a causa del gas di scarico dei motori dell’imbarcazione. Palermo- 10 settembre 2015.
Il reportage termina con una manifestazione, che ha avuto luogo a Palermo, chiamata “La marcia degli scalzi” e che ha visto la partecipazione di cittadini, associazioni e politici per rivendicare la violazione dei diritti umani nei confronti dei migranti.
Biografia
Francesca Riggi nasce a Calamonaci (Agrigento). Oggi vive a Palermo, dove lavora come docente di lingua inglese. Laureata in Lingue e Letterature straniere, è perito esperta traduttrice ed interprete di lingua inglese e coltiva una profonda passione per la fotografia e i viaggi. Autodidatta approfondisce la sua formazione frequentando corsi tecnici a Milano negli anni ’90 .
SOGGETTI
Spazia dal figurativo al concettuale, ma si considera soprattutto una “fotografa di strada” ed è particolarmente attenta a ciò che rimane spesso occultato, non la straordinarietà dell’accadimento eclatante, ma la grandezza e la bellezza della gente colta nello sguardo della fotografa che si posa all’istante e silenziosamente su di essa, cogliendo le emozioni di quell’attimo di vita in cui si è imbattuta.
Nota finale
Francesca Riggi mi ha inviato molte foto, una in particolare con con Lorena Fornasir nella Piazza del Mondo, che, in realtà, si chiama Piazza della Libertà ed è di fronte la Stazione centrale di Trieste. Le altre 5 foto sono state scattate nel silos dove i Migranti della rotta balcanica trovano rifugio in condizioni molto precarie. E’ un esempio virtuoso di attivismo. Francesca è certa, che in futuro sentiremo parlare sempre di più di questo esempio di accoglienza. Ha iniziato ad occuparsi di Migranti nel 2015 è stata una settimana a Trieste nel maggio di quest’anno. L’accoglienza di Lorena parte dalla cura dei piedi dei Migranti, per poi occuparsi anche di trovare alloggi, fornire cibo, istruzione e cure e negli anni è riuscita a creare una rete di solidarietà che non riceve dalle Istituzioni, ma da associazioni e privati cittadini. Continuerà ad occuparsi di Migranti. A breve si recherà in Calabria a Riace per conoscere anche la realtà di accoglienza creata da Mimmo Lucano.