L’ispettore onorario dei Beni Culturali della Regione Siciliana ha inviato un proposta all’Ente Parco Archeologico di Agrigento e al sindaco di Ribera sui lavori di consolidamento in corso al castello Poggio Diana. Questa la nota
“ Il sottoscritto Domenico Macaluso, Ispettore Onorario della Regione Siciliana per il Comune di Ribera, in relazione agli interventi in corso per il consolidamento e la messa in sicurezza del castello di Poggiodiana, considerato che questi lavori rappresentano una eccellente l’occasione per effettuare dei modesti ma significativi interventi (non di considerevole impegno finanziario), che possano rappresentare un momento di lettura di un bene architettonico che il degrado, determinato da secoli di abbandono, rendono oggi di difficile interpretazione.
Nel corso dei lavori di restauro del 2005/2006 sono stati messi in luce alcuni straordinari elementi architettonici seppelliti dai materiali di crollo delle volte e dai tetti del castello, elementi rappresentati da colonne, capitelli e blocchi lapidei modulari, che costituivano un peristilio che delimitava uno spazio aperto al centro del castello. In quest’area rettangolare, sono stati individuati anche i plinti del colonnato, basamenti sui quali si ergevano i fusti delle colonne.
La complessa struttura architettonica rivenuta nel castello di Poggiodiana, pressoché unica in Sicilia, è sintomatica dell’eleganza di un castello che dopo i lavori di rimodulazione della seconda metà del ‘500 voluti da Pietro Luna e finanziati da suo suocero, il viceré Giovanni Vega, rappresentò più che una struttura militare, uno dei loca solaciorun dove il conte Pietro, secondo le cronache dell’epoca, organizzava sontuose feste e dove custodiva i migliori cavalli, i cani ed suoi falchi da caccia; il livello del benessere nel periodo di massimo splendore del castello, è dimostrato dagli scavi di due butti effettuato dalla Soprintendenza di Agrigento, che hanno riportato alla luce residui alimentari con resti di carne di ungulati e ceramiche di grande pregio.
È verosimile che al centro del peristilio, fosse allocata una fontana alimentata da una cisterna che costituiva il terzo inferiore della torre trecentesca; questa ipotesi, viene confortata non soltanto dalla testimonianza riportata da Vincenzo Navarro, ma anche dall’evidenza di un sistema di convogliamento delle acque ben visibili in due pareti del palazzo che si affacciavano sul peristilio e da una conduttura di deflusso idrico in metallo, appena rinvenuta.
Il suggerimento che il sottoscritto pone alla Vostra attenzione, è il ricollocamento di alcune colonne sui loro plinti, complete degli splendidi capitelli, collegando queste colonne, come in origine, con gli elementi degli archi, ancora conservati all’interno della torre quadrata-colombario.
Potrebbero altresì essere ricollocati i due grandi e splendidi gattoni reggi-mensola, sul camino che si trova in quello che doveva essere un salone di rappresentanza; inoltre l’architetto Pippo Cattano, Ispettore ai Beni Culturali per il Comune di Sciacca ed esperto in architettura medievale, nel corso di una visita al castello mi ha fatto notare che in corrispondenza del fornice d’ingresso al castello giacciono diversi blocchi monolitici che dovevano far parte di un porticato; questi elementi risultano decorati con un bugnato “a rosette” identico agli elementi costitutivi della porta San Calogero di Sciacca, coeva alla costruzione di Poggiodiana (la costruzione del castello nuovo di Sciacca con le sue mura e quello di Poggiodiana, costituiscono un unico progetto di incastellamento del territorio di Sciacca, voluto dai Luna): si potrebbe pertanto procedere al recupero di questi elementi lapidei e posizionarli, rispettando il verso della lavorazione, proprio in corrispondenza del fornice di ingresso, come in origine”.