A giorni potrebbe essere organizzata una giornata di mobilitazione delle popolazioni di Ribera e di una decina di comuni del vasto comprensorio perché non c’è una goccia d’acqua assegnata ai 7-8 mila ettari frutteto delle valli dei fiumi Verdura, Magazzolo e Platani e dell’area dei Monti Sicani. Questo è quanto ha annunciato con un documento il comitato cittadino “Insieme per l’acqua” appositamente costituito per trovare una soluzione adeguata alla siccità e all’emergenza idrica. Tutto dipenderà da quanta acqua sarà immagazzinata in pochi giorni nella diga Castello di Bivona sul Magazzolo, proveniente dalla traversa di Gammauta, sul Sosio, attraverso l’adduttore che, fermata l’Enel per la produzione di energia elettrica, ha ripreso a pompare il liquido vitale per milioni di piante di agrumeto e pescheto. La minaccia può diventare una battaglia di piazza, con qualche rischio per l’ordine pubblico.
A Palermo al vertice dell’assessorato all’Agricoltura i sindaci hanno giocato un’altra carta della lunga partita che li vede impegnati a sollecitare iniziative concrete per invasare quanta più acqua possibile che se ne va a mare, senza utilizzo. “Grazie alle piogge dei giorni scorsi – dice il sindaco di Ribera Matteo Ruvolo – si è riaccesa la speranza di accumulare un maggior quantitativo d’acqua dal Sosio-Verdura, ma il nostro obiettivo, e quello di migliaia di agricoltori, resta quello di ottenere i due milioni di acqua della Castello, come fondo di emergenza biologico-ambientale, il mezzo milione dalla diga Raia di Prizzi e soprattutto quello che in queste settimane si potrà invasare dal trasferimento idrico da Gammauta di Palazzo Adriano alla diga bivonese”.
Il comitato cittadino è deciso a scendere in piazza perché le tante promesse annunciate dalla Regione di grosse motopompe, del progetto immediato di creare in un mese uno sbarramento sul fiume Verdura per impedire che l’acqua scorra a mare, dello scavo di pozzi del letto del fiume sono diventati di un colpo pura chimera, lasciando migliaia di agricoltori nella disperazione. Una dura critica è venuta pure alla politica regionale e nazionale dalla chiesa locale, da padre Antonio Nuara, che lancia anatemi contro quanti da anni non si sono occupati della “questione acqua” in tempi utili, lasciando al buon Dio il “compito” di far piovere abbastanza per riempire i laghi.
La protesta degli agricoltori è diventata tangibile da qualche giorno da quando la Regione Sicilia, nella ripartizione delle risorse idriche, non ha assegnato all’agricoltura locale nemmeno una goccia d’acqua, privilegiando giustamente le esigenze delle popolazioni per uso potabile, grazie ai depuratori. E il “viaggio della speranza” di tanti sindaci agrigentini da Palermo pare non sia ancora finito.