Ribera: Mimmo Macaluso racconta il ritrovamento di ordigni e relitti nel mare riberese

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Il mare che lambisce la costa sud occidentale della Sicilia, è un vero museo che accoglie nei suoi fondali relitti di tutte le epoche, dalle testimonianze storiche delle epoche più remote, sino a reperti della seconda Guerra Mondiale, come i tre relitti di aeroplani rinvenuti nel mare di Ribera.

Tutto questo in quanto queste acque sono state da sempre interessate da intensi traffici commerciali e militari; proprio il mare di Seccagrande, probabile sede di un emporio romano, ha restituito un piatto di straordinaria bellezza, in cui verosimilmente è raffigurato l’imperatore Eraclio che riposta a Gerusalemme la Santa Croce, mentre i relitti di un caccia italiano Macchi 202, di un caccia bombardiere tedesco Ju-88 e di un bombardiere americano B-24 Liberator, sono la testimonianza delle furiose battaglie che nel corso dell’ultima guerra, si combattevano nei nostri cieli, anche per la relativa vicinanza del campo d’aviazione di Sciacca.

Ma in questo tratto di mare, ho rinvenuto anche altre testimonianze dell’ultimo conflitto, reperti molto insidiosi: nel 1997 ho rinvenuto a pochi metri dalla spiaggia del Corvo di Ribera, una grande mina antinave italiana, costruita dalla Nuovo Pignone, una P-200 che conteneva ancora al suo interno 200 chilogrammi di esplosivo e lo stesso anno, nel tratto di mare dove in seguito è stato realizzato il golf resort Verdura, ho rinvenuto una bomba d’aereo pressoché integra ed un’altra da 250 libre di costruzione americana, che aveva ancora il percussore con esplosivo al suo interno. In occasione di questi rinvenimenti, dopo la segnalazione, gli artificieri del nucleo SDAI della Marina Militare, hanno neutralizzato questi ordigni; il loro prezioso intervento, ha consentito anche di liberare dai sedimenti e portare al largo, una pericolosa mina navale di costruzione tedesca, del tipo EMC, che ho rivenuto nel settembre del 2021 a meno di una centinaio di metri da una delle più frequentate spiagge di Seccagrande: questa mina antinave, la più potente costruita nel corso della Seconda Guerra Mondiale, contenete ben 300 chilogrammi di esplosivo, è stata portata a quattro miglia dalla costa in un fondale fangoso (per evitare di danneggiare alghe e pesci) ed è stata fatta brillare. La squadra che ha effettuato questa delicata e rischiosa operazione è quella del Gruppo Operativo Subacqueo del comando Comsubin distaccata al nucleo Sdai di Augusta, al comando del tenente di vascello Marco Presti; l’onda d’urto dell’esplosione, è stata nettamente avvertita a Seccagrande.

Mimmo Macaluso