Ricordando Paolo, dopo i fatti di questi giorni.

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Caro Paolo, chissà cosa avresti detto ai tuoi ragazzi dopo questa vicenda, chissà come ti saresti comportato.
Sono domande che da ieri mi pongo e mi fanno riflettere perché colpiscono noi giovani che dell’antimafia abbiamo fatto la nostra lotta!
Tu che avevi condannato con parole aspre e forti il clima di diffidenza e di isolamento che portò all’uccisione di Giovanni Falcone, cosa diresti?
Oggi noi non riusciamo a capire. Perché, purtroppo la verità è relativa, è di poco conto, ed è appannaggio di pochi.
Perché chi ci deve informare, chi deve permettere, attraverso le notizie, di conoscere e interpretare i fatti, ci confonde?
Perché la prefettura che è garante di tutto questo, smentisce i fatti e li fa apparire ancora più inestricati?

Caro Paolo, oggi abbiamo bisogno di indignazione, abbiamo bisogno che l’opinione pubblica si ribelli a questa mentalità malata, serve una nuova primavera nell’antimafia, e non solo.
Ricordo quel video del 25 giugno del 1992 e sembra che quelle parole che tu dicevi sul tuo amico Giovanni oggi siano più che mai attuali…dicevi: “Giovanni Falcone, ha continuato a morire”.
E oggi anche tu, insieme a Giovanni, continui a morire quando questa falsa politica usa e strumentalizza tutto il bene che ci avete lasciato, usa e strumentalizza il vostro alto statuto morale. Una politica che non è degna di commemorare. Oggi, ricorre l’anniversario della tua uccisione, noi dobbiamo avere il coraggio di gridare ancora una volta:
Paolo è vivo! Perché il tuo coraggio, il tuo amore per la patria, la tua vita spesa per la giustizia, camminano ancora sulle nostre gambe.