Con l’arrivo delle prime piogge autunnali, gli agricoltori chiedono di attivare subito la pulizia della conduttura “Gebbia” che porta l’acqua, per caduta naturale, dal bacino imbrifero tra Lucca Sicula e Palazzo Adriano alla sottostante diga Castello. L’appello è pressante perché l’acqua, se non opportunamente convogliata, si perderebbe inutilizzata sul territorio collinare. Il compito dei lavori sull’imboccatura del canale, che va in tubazione, è di competenza del consorzio di bonifica Ag 3 che deve disporre dei fondi della Regione necessari per eseguire con uomini e mezzi l’opera che rappresenta il maggiore affluente dell’invaso di Bivona oggi ridotto ai minimi termini per quantità d’acqua destinata di norma e in buona parte all’agricoltura di un vasto comprensorio e anche al rifornimento dei serbatoi municipali di una decina di comuni agrigentini, capoluogo compreso.
L’ingresso della conduttura spesso è intasata da detriti di ogni genere, da fango, pietre, arbusti che fanno deviare altrove il liquido. In passato, una delle tante battaglie del mondo agricolo è stata quella di far defluire l’acqua verso l’invaso, soprattutto perché l’operazione avverrebbe a costo zero, senza pompaggi e spese di energia elettrica, soltanto per caduta dalle colline dei Monti Sicani, attraverso sorgenti e ruscelli, sino all’invaso bivonese che può immagazzinare fin oltre i 20 milioni di metri cubi.
Una delle ricchezze idriche del territorio deriva da questo torrente che, nelle annate di media o intensa piovosità, può produrre fin oltre un milione di metri cubi utile per una irrigazione nella vasta vallata del fiume Magazzolo, coltivata interamente ad agrumeto nella parte bassa e nell’area alta interessata da pregiati pescheti da cui dipende l’economia di tanti paesi.
“L’imperativo categorico – dicono gli agricoltori – deve essere per Regione e consorzio di bonifica quello di tenere pulito e libero l’ingresso della tubazione per raccogliere quanta più acqua possibile da utilizzare d’estate per l’irrigazione”.





