In una delle splendide mostre dei pittori di Calapanama dal titolo: “Il cinema e la Sicilia” ai Crociferi, nel cuore antico di Palermo, ho conosciuto Cinzia Barreca, ragazza solare piena di vita, che mi ha accolto con un sorriso. I suoi colori preferiti sono il blu e il verde: il primo le trasmette calma e tranquillità, il secondo natura e speranza. Cinzia ama molto i libri di poesia, l’ultimo che ha letto è “Rose di Velluto Rosso”, scritto da una sua cara amica scrittrice Giovanna Fileccia. Si interessa di cinema, poiché la cinematografia coinvolge non solo la creazione di storie visive, ma ha anche la capacità di evocare in lei emozioni, per esplorare la condizione umana e suscitare riflessioni attraverso immagini, suoni, montaggio e narrazione. Un film ben girato è un’opera d’arte che va oltre la trama. Non va molto al cinema perché segue alcuni film perlopiù da casa; l’’ultimo che ha visto al cinema con gli amici è stato ”Io Sono la Fine del Mondo” di Angelo Duro. Ultimamente non ha viaggiato tanto per impegni personali e familiari, ma la prossima meta sarà Cork, in Irlanda, dove abita la sorella. Con il suo compagno si dilettano in cucina nel tempo libero; ad entrambi piacciono le escursioni in montagna dove fotografano e colgono la bellezza e la serenità dei nostri posti. Amano guardare il cielo e respirano rilassati. Sia al mare che in montagna sanno fotografare gli attimi, i rumori ed il silenzio. Ma è arrivato il momento di conoscere Cinzia più da vicino, così le poniamo qualche domanda.
-Che bambina sei stata?
Ero molto timida. La timidezza che mi caratterizzava si trasformava in una forza quando disegnavo, una forza che mi permetteva di comunicare anche senza parlare.
-Che mi puoi dire della tua passione per la fotografia?
La fotografia non mi attraeva, anzi avevo anche paura di essere fotografata. Crescendo, la mia curiosità e il mio mondo interiore si sono espansi, e la storia dell’arte è diventata una vera e propria passione. Quella passione che, partendo dal mio amore per il disegno, mi ha spinto a esplorare le opere e le vicende di artisti, epoche e movimenti che hanno segnato la storia. Ho imparato a leggere le emozioni e le storie che si nascondono dietro ogni quadro, a riconoscere i segnali di un’epoca in ogni forma, stile e scelta cromatica. A poco a poco, anche la fotografia è entrata nella mia vita, come un naturale sviluppo del mio amore per l’arte e il desiderio di catturare momenti. La stessa fotografia mi ha dato il coraggio di “posare” davanti alla macchina fotografica. Posando, ho lentamente vinto quella timidezza che mi aveva sempre fatto rifugiare nell’ombra; sentivo il corpo e la mente entrare in sintonia con l’obiettivo, processo che mi ha insegnato a fidarmi di me stessa, a sentirmi sicura nel lasciarmi catturare, senza paura del giudizio degli altri.
-Ricordi il primo libro che hai letto?
È stato “Piccole Donne”, ma ero piccola. Il primo libro che ho letto da adolescente è stato “Il Giovane Holden”, che mi ha colpito molto. Poi ho cominciato con le poesie, che adoro tanto.
-Quando nasce la tua passione per l’arte e soprattutto per la fotografia?
La mia vera passione per l’arte nasce ai tempi delle scuole medie quando comincio a studiare storia dell’arte: un fascino che andava oltre la bellezza visiva, una connessione emotiva e intellettuale tra me e l’opera, tra l’artista e l’osservatore; era come parlare senza parole, colpire senza bisogno di spiegazioni, restare nel cuore e nella mente anche molto tempo dopo, che l’opera è stata vista.
La mia passione per la fotografia continua successivamente, durante il liceo, quando mi viene regalata una Pentax e successivamente ho comprato una Reflex Canon. All’inizio ero un pò impacciata: scattavo, ma non coglievo i momenti. Ho frequentato anche vari corsi fotografici.
-Ti occupi di economia, di fotografia e di moda, in che modo?
Sono laureata in Economia Aziendale e mi sto abilitando come Esperto e Revisore Contabile, collaborando con alcuni studi. Nel tempo libero poso per diversi fotografi, non in qualità di modella professionista. Posando non solo sono fotografata, ma sono presente, mi immergo nel momento, e permetto che ogni gesto, ogni sguardo, ogni movimento parli per me. Posare aiuta a valorizzarmi, contribuisce alla mia autostima; è un’opportunità di crescita, di liberazione, di consapevolezza del mio corpo e della mia energia. Col tempo, mi accorgo che ogni scatto mi permette di superare le insicurezze, facendomi prendere confidenza con il mio corpo e con la mia immagine. Posare è anche un modo per “interpretare” e “vivere” un determinato look, uno stile, un mood che la moda cerca di comunicare. Ed io stessa cerco di trasmettere con le mie pose la forza, la bellezza e la complessità della donna, catturando allo stesso tempo una sensualità più emozionale che visiva. Quest’ultimo è uno dei temi fondamentali per me nella posa.
-È vero che oltre all’inglese parli anche l’arabo?
Ho studiato Lingua e Cultura Araba I e Lingua e Cultura Araba II all’Officina degli Studi Medievali, materie poi convenzionate alla mia facoltà. Sono lingue affascinanti e sensuali, sia nella pronuncia che nella scrittura.
-Che cosa rappresenta l’arte della fotografia?
La fotografia è un modo per ricordare ogni momento. È un modo di fermare il tempo, di esplorare emozioni, storie e sensazioni che altrimenti potrebbero sfuggire. È anche un viaggio di autoconoscenza che, attraverso l’obiettivo, osserva il mondo con occhi diversi, coglie dettagli, sfumature e dinamiche che potrebbero passare inosservati. È un’arte che mi permette di raccontare, di comunicare, di esplorare e soprattutto fermare attimi che altrimenti potrebbero svanire in un istante.
-Qual è il potere di una foto nel mondo in cui viviamo?
La foto ha il potere di ricordare e far rivivere gli attimi. Anche di andare oltre il momento dello scatto, diventando simbolo e icona. Sono testimonianze del passato, ritratti, memoria storica, espressione di identità e cultura, strumento di informazione e di educazione.
– Puoi commentare questa frase di Ferdinando Scianna: “Il fotografo è uno che ammazza i vivi e resuscita i morti”?
Conosco questa frase, se non erro detta dal padre di Scianna, quando lui disse che voleva fare il fotografo. Allude al ruolo dell’unico fotografo, presente nei tempi passati, nel paese Bagheria, visto come un “mestiere maledetto”: il fotografo veniva interpellato dalle famiglie solo quando un eventuale familiare era ormai candidato a morte non molto lontana o quando il soggetto era già morto. Il fotografo immortalava quell’essere e lo avviava alla tomba con quella immagine di ricordo per i familiari. Sostanzialmente faceva foto per le lapidi e poco altro. Il talento di questo fotografo, la sua specializzazione, è stato proprio quello di far sembrare vivi i morti, ridipingendo a mano gli occhi con notevole maestria: aveva talmente sviluppato questa sua perizia a fotografare i morti che anche quando fotografava i vivi, questi sembravano morti.
-Cosa provi quando posi per un fotografo?
All’inizio provavo tanto imbarazzo. Avevo paura di deludere, di non riuscire. Guardavo diverse pose e studiavo varie tecniche, ma non mi sentivo all’altezza. Infatti ero incerta se posare o no. Tuttavia non dimentico le parole di un caro amico che mi ha dato lezioni di fotografia: “Cinzia, posare è un altro modo per conoscere la fotografia dall’altro punto di vista, fallo! Nelle prime pose ero rigida e tesa. Poi ho seguito tutorial, osservato pose di varie modelle e ho riprovato, applicando queste tattiche. A poco a poco andavo vincendo paura e incertezza. Adesso, posare mi piace molto. Un pò di timidezza c’è sempre, ma la gestisco meglio. Il pensiero di essere “osservata” e “catturata” in un’immagine può far emergere insicurezze, ma lasciandomi andare, l’esperienza diventa liberatoria.
-Qual è il segreto per scattare una bella foto?
Secondo me, è la sensibilità nel percepire l’essenza del momento e raccontare storie visive. Includo anche la combinazione tecnica (luce, composizione e prospettiva) ed intuizione artistica, ma soprattutto la sensazione, lo stato d’animo del momento in cui si scatta.
-Chi è il tuo fotografo preferito e da chi hai appreso l’arte della fotografia?
Sono tanti i fotografi che seguo e che adoro, ma non ho un fotografo preferito. Mi piacciono tanto i ritrattisti e anche i fotografi street, così come la fotografia glamour e fashion. Per le pose prendo spunto da alcune foto di Richard Avedon, Helmut Newton e anche Horst P. Horst, ma anche da diverse riviste come Vogue, pagine social o siti. Mi aggiorno sui vari stili e anche sui nuovi fotografi, osservando attentamente le loro foto e tante volte cerco di imitare e provo dinanzi lo specchio
-Sei mai stata fotografata in una copertina di un giornale o di un libro?
No, in copertina mai. Le foto in cui poso sono apparse in diverse riviste fotografiche cartacee ed on line, mostre, convegni e eventi vari . Qualche foto scattata da me è apparsa in qualche articolo di alcune pagine social e di Internet, di cui faccio parte.
-Quando hai scoperto la vena artistica nella tua vita?
L’arte l’ho sempre avuta in me, forse anche nel sangue – la mia bisnonna dipingeva e la casa di mia nonna era piena di antichi dipinti. Da piccola disegnavo e dipingevo le opere d’arte, riproducendo in particolare quelle impressioniste e ritratti. A scuola, in particolare alle medie, quando l’insegnante di storia dell’arte ci faceva dipingere, ricordo che diceva: “Cinzia non preoccuparti se ti sporchi, è arte, tu disegna, esprimiti”. Disegnavo anche abiti. Avevo creato un giornaletto di moda con una compagna di classe. Da piccola mi dicevo “da grande devi creare una tua linea di moda”.
-Che cosa non hanno capito gli uomini delle donne?
Dipende. D’altronde gli uomini non sono tutti uguali e non si può certo generalizzare. Secondo me ci sono molti uomini che capiscono le donne e le rispettano profondamente.
-Cosa pensi della bellezza?
La Bellezza, con b maiuscola, è armonia, soddisfazione fisica e morale, importante per me e per la donna in generale. È dentro ognuno di noi e da lì si scaturisce quella esteriore. Ogni cosa ha una sua bellezza e non tutti la vedono.
-Ho letto in un libro: “La bellezza è un dono di Dio e bisogna farne buon uso…”
La bellezza è un dono che va apprezzato ed utilizzato con saggezza. Non è solo un valore estetico, ma è anche una forma di grazia che ci aiuta a connetterci con gli altri e con il mondo che ci circonda. Non dobbiamo sprecare questo dono, ma utilizzarlo in modo positivo e costruttivo. È un invito a valorizzare non solo l’estetica, ma anche la bellezza interiore e il suo potenziale di ispirare e fare del bene.
-Hai sentito parlare delle serenate sotto le finestre delle ragazze: “A tia beddru lampiuni mi raccumannu senza la luna li ziti chi fannu?”. Puoi spiegare il significato di questi versi che appartengono al mondo contadino?
Non conosco questi versi. Ho sentito spesso canzoni e serenate al mio paese di origine, Castelbuono che è considerato in Sicilia la patria delle serenate, (che adoro tanto), molto belle e che mi piacciono. La frase forse allude alla luce della Luna, che silenziosa ispira l’agire umano; è una splendida consigliera, un dono della natura soprattutto per le coppie. L’associazione tra la Luna e l’amore è profonda e universale: i vari momenti della Luna offrono un modo diverso per vivere meglio il benessere di coppia, in modo naturale e non artificiale.
-Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non voglio abbandonare la passione per l’arte, la fotografia, la posa. Da quando poso sono anche diventata più “vanitosa”, cioè mi piaccio e curo di più il mio corpo. Ho valorizzato il concetto di Donna che deve apprezzare sé stessa e cerco di invitare le altre all’autoconsapevolezza, all’autostima e all’autocura. Se mi chiamano per qualche shooting mi fa sempre piacere. Intanto partecipo ai vari eventi culturali organizzati dalle diverse associazioni e continuo con il mio lavoro. Poi, come dice la canzone di Ornella Vanoni “domani è un altro giorno, si vedrà”…
Per le foto di Cinzia Barreca si ringraziano i fotografi Giuseppe Gargano, Giuseppe Cacocciola, Marca Barone,Carlo Pollaci, Nadia Smith, Alessio Carollo e Gianni Cincotti.