Nella diga Castello di Bivona non c’è acqua sufficiente per permettere una seconda irrigazione degli agrumeti e dei pescheti del comprensorio. Lo sostiene l’Autorità di Bacino del distretto idrografico di Sicilia che in una nota inviata al consorzio di bonifica di Agrigento sottolinea che le richieste del sindaci del territorio non possono essere soddisfatte perché nell’invaso non non vi sono i volumi idrici necessari per coprire i bisogni delle aziende e che alimentare tali speranze non è un bene per gli agricoltori.
Stando alle cifre, non rese ufficiali dalle istituzioni, l’acqua oggi contenuta nella diga bivonese si aggirerebbe sui circa 5 milioni e 700 mila metri cubi, al lordo del volume di salvaguardia dell’invaso che prevede la riserva di 3 milioni come previsto dalla normativa tecnica del Castello. Della parte rimanente, è prevista una quota che viene potabilizzata e destinata in circa 120 litri al secondo fino alla fine dell’anno ad uso civico per le popolazioni di molti comuni agrigentini con i serbatoi cittadini a secco. Perfino la gran calura, imperante ormai da due mesi, incide sulla quantità d’acqua che va in evaporazione e che riduce il volume della diga, mai come ora ai minimi termini.
Pare che anche l’Aica richieda nuove quantità d’acqua per dissetare le popolazioni attraverso le autobotti pubbliche e private.
Agricoltori e sindaci hanno avanzato alla Regione il 26 luglio la richiesta di due milioni perché speravano di averne almeno un milione di metri cubi, raschiando il fondo del barile della Castello, della diga Raia di Prizzi, della traversa Gammauta di Palazzo Adriano e del laghetto Gorgo di Montallegro. Su tante pagine facebook i coltivatori minacciano di scendere in piazza con eventuali rischi per l’ordine pubblico. A Palermo martedì è in programma al Dipartimento Acqua dell’assessorato all’Energia una riunione tecnica per fare il punto sulla situazione idrica alla quale tanti sindaci agrigentini hanno chiesto di partecipare per esporre le loro richieste.