Avete mai pensato che quando una persona sta male vuole più attenzione da parte di tutti e soprattutto dai dottori. I medici, lavorano per gli altri sono persone che svolgono un mestiere difficile e delicato, sono persone che vivono forti tensioni e grandi emozioni con le loro fragilità. Fanno parte di famiglie come le nostre. Pietro Moceo si sveglia ogni giorno per aiutare gli altri, ascolta tutti come un confessore, si immedesima nei loro problemi, non si ferma un momento è instancabile. E’ un medico che fa eccezione, è un fuoriclasse. Il Professore Pietro Moceo rimane un esempio da seguire per i medici italiani e per le nuove generazioni. Per lo scrittore Lino Buscemi splendido relatore della serata, il professore Moceo ha realizzato un vocabolario unico, un’opera monumentale per la comunità siciliana ad ampio respiro, oggi esistono pochi vocabolari in circolazione di questo genere. Cassarà e Moceo hanno descritto i singoli vocaboli con certosina attenzione ridando loro aggiornata vitalità esaltandone soprattutto la profondità, così la lingua siciliana ne esce rafforzata e, indirettamente viene confermata, come amava ripetere lo scrittore Andrea Camilleri, la sua natura, “di lingua del cuore, confidenziale e degli affetti”, a differenza di quella italiana più razionale e dunque, meno sentimentale. Moceo è stato un pneumologo di grande generosità, una persona che con il suo vocabolario ha raggiunto il massimo del livello culturale. L’avvocato Buscemi mi ha sempre parlato del professore e un giorno mi ha regalato due libri “Semu ricchi e nuddu lu sapi” e “Ammoglia sta gatta” che mi hanno messo di buonumore in una giornata cupa e difficile. Dopo averli letti sono rimasto affascinato e avrei voluto incontrare l’Autore. Quel giorno è arrivato per la presentazione del Vocabolario Italiano-siciliano nel salone della biblioteca di Carini, alla presenza di un numeroso e attento pubblico. E’ stato un incontro particolarmente emozionante alla presenza di grandi personaggi come il sindaco Giuseppe Monteleone, Antonio di Stefano e Manlio Dovì. Mi è ritornata in mente la frase di Dario Fo, quando facevo il maestro a Milano, “Prima o poi gli artisti fanno la stessa strada,- mi disse il futuro Premio Nobel, e si incontrano”-. Non dimentichiamo che tre sono le professioni più belle del mondo, il magistrato, il maestro e il medico. Ma andiamo a conoscere il professore Moceo.
-Quando nasce la sua passione per la scrittura?
Nasce per caso o meglio “ sotto invidia”. Un giorno ero ad un congresso medico in Emilia- Romagna dove un collega napoletano espresse tutta la relazione in napoletano, risultando molto simpatico. Ho capito che la mia ritrosia sulla mia lingua era un complesso d’inferiorità. Ne sono guarito!
-Lei si divide tra la scrittura e l’attività medica, cosa lo rende più felice?
Amo tutt’e due alla stessa maniera: la Medicina è la mia prima passione; il Siciliano la “prima bis” e mi ricorda mia madre.
-Il siciliano è una lingua internazionale. Qual è la differenza tra la lingua italiana e il dialetto?
L’ufficialità per l’una, l’intimità per l’altro.
-Nel 1986 a New York ho comprato un interessante vocabolario siciliano- americano.
So di questo vocabolario siciliano-americano. Un’ottima idea nata sicuramente nella testa di un siciliano o un oriundo per far conoscere la “lingua madre” ad altri.
-Quanto tempo ci ha messo a realizzare il vocabolario insieme a sua moglie Gabriella Cassarà, quale metodo ha usato i questo suo paziente lavoro ?
Messomi in pensione mi è rimasto a disposizione il tempo che dedicavo alla mia vita di medico ospedaliero dalle 8,30 alle 15 di ogni giorno, sabato compreso e guardie a parte…Ho usato lo stesso tempo aumentandolo a seconda delle circostanze per scrivere il Vocabolario. Di pomeriggio facevo libera professione. Strada facendo ho capito che la strada per completare il vocabolario era ancora lontana: chiesi aiuto a mia moglie. Abbiamo impiegato a finirlo circa dieci anni di assiduo lavoro.
-Nella presentazione del suo vocabolario Lino Buscemi a Carini ha detto che il siciliano non è parlato solo da cinque milioni di siciliani, ma da più di 25 milioni di siciliani sparsi in tutto il mondo…
Penso che questo nuovo nostro vocabolario potrebbe essere di notevole aiuto per tutti i Siciliani, anche quelli sparsi nel mondo.
-Il siciliano secondo Ignazio Buttitta perde una corda al giorno, diventa povero e perso per sempre, “quannu ci arrobbanu la lingua addotata dai padri”? Cosa voleva dire il poeta di Bagheria?
La perdita di una “corda”, l’abbiamo voluta noi per i motivi che ho citato sopra. Possiamo rimediare: è la lingua del “sangue”. Parlandola siamo virtualmente presenti con i nostri parenti, intimi e non, che hanno fatto e continuerebbero a far parte “viva” della nostra famiglia.
-Cosa pensa del dialetto usato da Andrea Camilleri nelle storie di Montalbano?
Camilleri è un genio! È merito anche suo se il siciliano tende a “risvegliarsi”.
-La lingua siciliana è quella del cuore e del sentimento, dei sogni, della voglia di vivere, quella delle serenate, dei carusi di zolfo, la lingua italiana è quella del giudice del tribunale?
Certo la lingua che si insegna a scuola è quella ufficiale e ha dei limiti, ma io ne sono altrettanto orgoglioso perché l’una e l’altra lingua hanno le stesse radici culturali dovute a grandi Popoli che hanno abitato da un lato, e dominata dall’altro la Sicilia, lasciandoci qualche segno. Si pensi al latino, al greco, arabo, francese, ecc.
-Lei si sente più medico o scrittore?
Mi sento medico e scrittore, tant’è che ho scritto un libro, il Genoma killer.
-Genoma Killer è quello che gli esperti chiamano un medical trhiller, un romanzo giallo ambientato nel mondo della scienza e della medicina. Qual è il messaggio che racchiude questo libro?
Il messaggio vuole essere quello che non si possono mettere limiti all’intelligenza dell’uomo sia quella “buona” che quella “cattiva”.
-Il futuro della medicina è stato sempre una mia fonte di preoccupazione, non so come spiegarlo. C’è in atto una corsa agli armamenti capaci di distruggere tutto, da far paura. La guerra informatica all’orizzonte. Cosa pensa in proposito?
La Medicina potrà risolvere altri problemi sanitari che affliggono l’Umanità. Si sta apprendendo lo studio del DNA e “dintorni”. Il colpaccio può avvenire per caso o per scelta. L’uno è l’altro avranno in comune lo studio ininterrotto del problema.
-Nel mondo il commercio di organi continua ogni giorno, ma se ne parla sempre meno. Ci sono temi che vogliamo rimuovere dalla nostra vita, forse perché sono troppo dolorosi?
Non credo che non se ne parli per…connivenza. Il Genoma Killer descriveva posti remoti e quasi introvabili dove si “armeggiava”…
-Qual è il potere di un libro?
Dipende da cosa si legge e da chi lo legge. Può essere “salvifico” o “deleterio”. Dipende.
-Può commentare queste due frasi: “ Lo scrittore vive nel suo tempo e opera per il futuro, in fondo la vita è fatta per stare tutta in libro!
Una parte della vita che possa essere fuori dal…normale può stare in un libro. Il resto è routine.
-Cosa salverà il mondo la bellezza, l’arte, la poesia, il cinema o la letteratura?
Per salvare il mondo non basta un titano così come per affossarla non basta un Satana. La bellezza, la cultura e la genialità contribuiranno a migliorarlo.
-Chi è il suo scrittore di riferimento?
Alessandro Manzoni.
-Quale libro consiglierebbe ai siciliani?
I Beati Paoli di Natoli.
-Quali sono i suoi progetti per il futuro
Non mi fermerò di certo. Ho in cantiere alcuni libri, spero possa portarli al termine, fortuna, salute ed età permettendo.
Biografia
Pietro Moceo. Pneumologo, ama scrivere poesie, commedie e narrativa varia sia in lingua che in siciliano. Con Dario Flaccovio Editore ha pubblicato due libri sui modi di dire siciliani, ricercando di essi l’origine e l’etimologia: “Semu ricchi e nuddu u sapi” (2009) e “Ammogghia sta atta” (2014).
Il siciliano è un idioma indoeuropeo e rappresenta la prima lingua letteraria italiana nell’ambito della Scuola siciliana del XIII secolo. A differenza di altri dialetti locali che sono stati quasi dimenticati, oggi il siciliano è ancora una lingua viva.
Il Vocabolario italiano-siciliano, primo nel suo genere, vuole fornire un messo per l’arricchimento personale della lingua siciliana. Seguendo la traccia dell’attuale vocabolario italiano viene offerta per ogni termine non solo la traduzione nella forma più diffusa in Sicilia, ma anche le differenti varianti locali nonché un vastissimo campionario di esempi.
Un’opera originale e fondamentale per quanti si approccino per la prima volta all’articolatissimo patrimonio semantico dell’isola o per chi voglia semplicemente recuperare e riscoprire lo spessore lessicale di un insieme spesso definito in modo riduttivo come dialetto, ma che invece ha tutte le caratteristiche di una vera e propria lingua.
Gabriella Cassarà. Ex dipendente dell’Associazione degli industriali di Palermo e psicopedagogista per circa 30 anni, ama molto leggere ed è un’appassionata della lingua siciliana.
Per le fotografie si ringraziano Mauro Cassarà e Salvatore Indelicato.