Ribera: La chiesa interviene sull’ospedale. Don Antonio Nuara “Lavorare per l’ospedale e non per procacciare voti”

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Anche la chiesa scende in campo sulla vicenda dell’ospedale e del pronto soccorso. Padre Antonio Nuara, parroco della chiesa dell’Immacolata, scrive un post su Facebook e lancia delle accuse al mondo politico.
Ecco il testo dell’intervento.
“PRO OSPEDALE O CICERO PRO DOMO SUA ?
Su Facebook, sul quale io sono presente, in questi giorni ho potuto leggere tanti post riguardanti l’Ospedale di Ribera. Ieri anche si è fatta una manifestazione. Poiché al sottoscritto nessuno può dire: ma tu che cosa hai fatto per l’Ospedale?, desidero fare alcune considerazioni, più che altro per dare senso e significato alle cose. Più di uno ha anche scritto ai manifestanti: “ma voi dove eravate? È da vent’anni che l’Ospedale e in continuo declino, ma tutti quelli che ora gridate dove eravate? Abbiamo fatto anche una raccolta Firme e vi siete rifiutati. E chi ha avuto incarichi amministrativi dove è stato?
Aggiungo. Forse qualcuno – scrive don Nuara – ricorderà che siamo stati in pochi davanti al cancello dell’Ospedale, incatenati, a perorare la causa dell’Ospedale che già, per un disegno “diabolico”, così io ebbi a dire all’Assessore Regionale alla Salute La Galla in quel Consiglio Comunale, aperto al pubblico, che si tenne nella Sala Convegni del Palazzo Municipale, si andava smantellando. Ricordo anche che c’erano delle sedie vuote. Qualcuno potrà ricordarsi dell’ “Ultima Cena” alle Ginestre di Siculiana. Se non vado errato, ci fu un tempo in cui le sale operatorie non si potevano utilizzare perché non a norma. Ma da quando hanno ripreso a funzionare hanno salvato tantissime persone, arrivando anche a fare circa 1.000 interventi all’anno.
Oggi tutti a gridare per l’Ospedale e anche a disprezzare il lavoro e la fatica di chi sta spendendosi per rimetterlo in piedi e consegnare alle nuove generazioni un vero “Ospedale”. Comprendo: la Pandemia ha messo tutti in agitazione, ma è un errore volere individuare in una o più persone i capri espiatori. I responsabili del declassamento dell’Ospedale di Ribera sono quei tanti che nel tempo hanno amministrato la cosa pubblica e che non hanno saputo fare azioni concrete e dare risposte adeguate per salvare l’Ospedale, anche mobilitando i cittadini. Dispiacerebbe pensare che ora qualcuno cavalchi la tigre non per il bene dell’Ospedale, ma per un possibile procacciamento di voti. Ribera non meriterebbe questo. Nessuno ha mai parlato male del personale medico dell’Ospedale di Ribera. Al contrario, si è parlato di “eccellenze”, confermate a chi, dopo un primo intervento ricevuto a Ribera, ha pensato di andare al Nord.
Continua il parroco “Come anche in tanti hanno convenuto che “era da molti anni che non si facevano lavori degni di tale nome. Basterebbe consultare le carte. Noi abbiamo diritto ad avere un Ospedale degno di tal nome, che veramente serva gli utenti di Ribera e di tutto l’hinterland. Soprattutto, ora che c’è la rianimazione, tutta la chirurgia potrebbe riprendere gli interventi che prima del Covid venivano effettuati. Naturalmente assumendo il dovuto personale. Più che contro, ritengo che bisogna mettersi accanto a chi sta lavorando per questo scopo.
E a questo proposito ho trovato molto interessante e propositivo l’intervento di Vincenzo Rossello, che condivido, che con grande equilibrio e senso di responsabilità ha invitato a guardare al futuro di questo Ospedale e lavorare sinergicamente perché nella rimodulazione della Sanità in Sicilia, passata l’emergenza, l’Ospedale di Ribera torni ad offrire a tutti i cittadini tutte le opportunità utili per garantire la salute dei suoi cittadini ed esigendo la presenza del Pronto Soccorso perché molti dei comuni che afferiscono a Ribera sono disagiati per la viabilità, e tale sussistenza è contemplata nella legge di soppressione di molti Pronto Soccorso. È da un bel po’ che diversi si stanno operando in tal senso. La Pandemia finirà, ma l’Ospedale rinnovato e con i suoi servizi resterà. Essere vigilanti è un dovere civico di tutti i cittadini, ma criticare per criticare non ci fa responsabili”.