Perché non esiste (ancora) un vaccino universale?

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Avete mai avuto paura di quale sarà la causa della vostra morte? Un infarto, un cancro, un incidente? Ci preoccupiamo delle cose che sono fuori dal nostro controllo come le guerre, il terrorismo, il terremoto in Messico. Ma che cosa veramente ci minaccia? Qualche anno fa uno studio condotto negli USA, cercò di calcolare la probabilità che un grande disastro sia in grado di cambiare la storia. Questi eventi vengono chiamati eventi di discontinuità mortali di massa. Alcuni esempi possono essere una guerra mondiale, un’enorme eruzione vulcanica, un asteroide. Lo studio però considerava un evento in particolare, a cui venne assegnata una probabilità più alta rispetto agli. L’evento in questione era un’epidemia influenzale. Ora, molti di voi staranno pensando ad un’influenza come ad un semplice raffreddore. Ma potrebbe anche essere causa di morte. Ogni anno infatti, in Italia più di 4 milioni si ammalano e circa 7.000 persone muoiono per le complicanze dell’influenza stagionale. Il vero problema è se il virus muta in modo così profondo e rapido da diventare praticamente un nuovo virus. A quel punto scoppia un’epidemia. Quando un nuovo virus appare e si diffonde in poco tempo può colpire a morte milioni di persone. In passato questo è accaduto, ma oggi siamo al sicuro? La risposta è no, perché questo pericolo potrebbe presentarsi in ogni momento. Di positivo c’è che oggi la scienza e la tecnologia ci offrono una possibilità unica: quella di prevenire le malattie infettive con i vaccini. L’efficacia dei vaccini è come quella di un gossip, quando ci accorgiamo che funzionano ne parlano tutti e dopo un po’ nessuno ci fa più caso. Alcuni di noi hanno sul braccio i segni di una piccola cicatrice. Ma da quando non ci preoccupiamo più del vaiolo o della poliomielite? Quanti di voi sanno cos’è il polmone d’acciaio? Se non vediamo più cose come queste è grazie ai vaccini. Oggi possiamo curare diverse malattie con i vaccini, anche se restiamo ancora minacciati da altre come l’Hiv e l’influenza. Per capire perché dobbiamo sapere come funzionano. I vaccini creano un arsenale che il nostro sistema immunitario usa quando prendiamo un’infezione virale. Normalmente ci vogliono giorni o settimane prima che il corpo possa rispondere all’attacco ed a volte lo fa troppo tardi. Se invece ci immunizziamo preventivamente, nel nostro corpo avremo difese addestrate a riconoscere e debellare patogeni specifici. Così funziona un vaccino. Prendiamo ad esempio il virus dell’Hiv. Questo penetra le barriere delle mucose ed infetta le cellule immunitarie con lo scopo di riprodursi. Subito il corpo inizia la risposta all’attacco con le cellule dendritiche o macrofagi che catturano il virus e ne mostrano alcuni componenti ad altre cellule che genereranno così le cellule di memoria. Queste si attiveranno in presenza del virus. Le cellule di memoria diventano cellule del plasma che producono anticorpi specifici che si attaccano al virus per impedirgli di infettare altre cellule. Nel frattempo si attivano anche altre cellule di difesa, le cellule T che cercano e neutralizzano le cellule che sono già state infettate sconfiggendo il virus. Senza un vaccino questa sequenza di risposte richiederebbe più di una settimana, con il rischio di perdere la battaglia contro l’Hiv. Se avete seguito il ragionamento a questo punto vi starete chiedendo come facciamo ad essere sicuri che il nostro corpo produca gli anticorpi necessari per proteggerci dall’influenza o dall’Hiv? È questa la vera domanda perché entrambi i virus mutano continuamente. Facciamo lo stesso esempio con il virus dell’influenza. Gli anticorpi usano una sorta di manici per agganciare il virus e neutralizzarlo. Quando i virus mutano, cambiano la loro forma e gli anticorpi non sanno più che cosa agganciare. Per questo ogni anno potete prendere una forma di influenza sempre diversa. Torniamo all’Hiv. Per quanto variabile possa essere l’influenza, Il virus dell’Hiv lo fa sembrare un dilettante. L’Hiv è il più difficile che i ricercatori abbiano mai affrontato. Muta incredibilmente, mette in atto trucchi per ingannare il sistema immunitario. Attacca proprio le cellule che dovrebbero distruggerlo e rapidamente si nasconde nel genoma. In un individuo infettato ci sono milioni di queste cellule virali e ciascuna un po’ diversa dalle altre. Per questo il corpo non riesce ad affrontarlo, perché deve trovare un’arma unica che le riconosca e le uccida. Da quando l’Hiv è stato identificato come la causa dell’Aids sono stati prodotti più farmaci per trattare questo virus che per tutti gli altri virus messi insieme. Questi farmaci non guariscono dall’infezione ma rappresentano un grande successo scientifico perché hanno escluso una morte sicura a seguito l’infezione da Hiv. Le grandi industrie farmaceutiche hanno rinunciato a studiare un vaccino perché pensavano che la ricerca fosse troppo difficile. Molti pensavano che un vaccino per l’Aids fosse impossibile ma oggi l’evidenza ci dice l’opposto. Pochi mesi fa alcuni ricercatori hanno isolato alcuni nuovi anticorpi con potere ampiamente neutralizzante dal sangue di un individuo sieropositivo. Che cosa vuol dire? Alcuni scienziati hanno trovato un nuovo punto nel virus a cui gli anticorpi si possono attaccare. L’importanza di questo punto è che cambia molto poco al mutare del virus. È come se per quanto il virus si cambi d’abito mantenga sempre lo stesso cappello e il nostro compito è quello di convincere il nostro corpo a riconoscere e colpire il cappello. Siamo arrivati a un punto importante. I risultati delle ricerche ci dicono che possiamo fare un vaccino e le ricerche sugli anticorpi ci dicono come farlo. Questa strategia di lavorare a ritroso a partire da un anticorpo per creare un vaccino è una procedura innovativa. Si chiama retro-vaccinologia e le sue implicazioni vanno ben oltre il virus Hiv. Se scopriamo la struttura precisa di quel punto di aggancio e la evidenziamo con un vaccino possiamo sperare che il sistema immunitario produca gli anticorpi corrispondenti. Questo ci permetterebbe di ottenere un vaccino universale per l’Hiv. La ricerca che è stata fatta fino a oggi sull’Hiv ha portato a molte innovazioni nella cura di altre malattie. Oggi la retro-vaccinologia è solo una delle tecniche nell’ambito della sperimentazione dei vaccini cosiddetti “razionali”. Facciamo un altro esempio. Le porzioni H e M sulla superficie del virus dell’influenza non sono le uniche porzioni conosciute, ci sono altre piccole protuberanze che risultano in gran parte nascoste al sistema immunitario. Questi punti non cambiano molto al mutare del virus. Se riusciamo ad attaccarli con anticorpi specifici riusciamo a colpire tutte le varianti di influenza. Avremmo cioè trovato un vaccino universale, che non dovrebbe cambiare ogni anno e che eliminerebbe i casi mortali. Potremmo davvero pensare all’influenza soltanto come a un brutto raffreddore. La produzione dei vaccini è un procedimento complesso, anche se oggi molto più rapido che in passato, il problema è che non possiamo mai sapere come un ceppo crescerà. Nuove malattie infettive compaiono o riappaiono nel giro di qualche anno. Un giorno, potrebbe comparire un virus che minaccerà tutti noi. Sapremo reagire abbastanza in fretta prima che muoiano milioni di persone? Fortunatamente, l’influenza quest’anno è stata relativamente leggera; fortunatamente perché quest’anno non era vaccinato praticamente nessuno! Quindi se abbiamo la lungimiranza politica potremo impadronirci di questi e di nuovi strumenti di vaccinologia. E con questi produrre abbastanza vaccini per tutti a basso costo. L’influenza non ucciderebbe più ogni anno milioni di vite e neppure l’Aids ne ucciderebbe 2 milioni all’anno. Invece della “discontinuità di morti di massa” potremo assicurare la continuità della vita.

Leonardo Augello